Legami tra ‘ndrangheta e amministrazione pubblica nello scioglimento del Comune di Simeri Crichi

Rilevata una serie di condizionamenti da parte della criminalità organizzata, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali

Nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Mattarella pubblicata il 30 settembre 2021 è stato comunicato lo scioglimento del Comune di Simeri Crichi, nel Catanzarese, e le motivazioni che hanno portato ad annullare Giunta e Consiglio comunale. Negli allegati al provvedimento, già reso noto lo scorso 26 agosto al termine del Consiglio dei Ministri, appaiono la proposta di scioglimento a firma del prefetto di Catanzaro destinato al Ministro degli interni, la relazione della commissione d’inchiesta e le motivazioni con le quali il ministro dell’interno Lamorgese ha decretato la fine della amministrazione guidata dal sindaco a porre fine all’esperienza amministrativa del sindaco Pietro Mancuso.

L’ingerenza dei clan descritta dal Ministro dell’Interno

L’ingerenza dei clan descritta dal Ministro dell’Interno

“All’esito di indagini svolte dalle forze di polizia e di provvedimenti giudiziari emessi anche nei confronti di un assessore comunale di Simeri Crichi, – scrive Lamorgese – che hanno evidenziato possibili forme di condizionamento dell’amministrazione locale da parte della criminalità organizzata, il prefetto di Catanzaro ha disposto, per gli accertamenti di rito, con decreto del 13 maggio 2021, l’accesso presso il suddetto comune. Al termine dell’indagine ispettiva, la commissione incaricata dell’accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il prefetto di Catanzaro, sentito nella seduta del 3 agosto 2021 il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, ha trasmesso l’allegata relazione che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si dà atto della sussistenza di concreti, univoci, e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l’applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. I lavori svolti dalla commissione d’accesso hanno preso in esame, oltre all’intero andamento gestionale dell’amministrazione comunale, la cornice criminale ed il locale contesto ambientale ove si colloca l’ente, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le locali consorterie, ed hanno evidenziato come l’uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti o imprese collegati direttamente od indirettamente ad ambienti malavitosi”.

Presenza pervasiva della ‘ndrangheta

“Il Comune di Simeri Crichi è situato in un contesto territoriale caratterizzato della compresenza di numerose e strutturate organizzazioni criminali di stampo ‘ndranghetista, dedite al controllo, delle attività economiche della zona nelle quali reinvestono i proventi illeciti, dei pubblici appalti e delle attività commerciali, in ciò facilitate dalle elevate capacità di infiltrarsi e condizionare la vita amministrativa dell’ente locale. Le risultanze di alcune recenti indagini di polizia giudiziaria, tra cui l’operazione «Basso profilo», hanno delineato un sistema di illecita influenza economica riconducibile a un’associazione criminale finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, nell’ambito della quale risulta inserito anche il menzionato assessore comunale, destinatario di un provvedimento di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari di Catanzaro e recentemente rinviato a giudizio ex art. 416 -bis del codice penale con provvedimento del giudice dell’udienza preliminare del 17 giugno 2021. Le predette indagini hanno evidenziato la capacità di infiltrazione dei sodalizi criminali, non soltanto quelli locali, nel sistemi dei pubblici affidamenti per il tramite di un imprenditore, anch’egli indagato e rinviato a giudizio per violazione art. 12 -quinquies della legge n. 356/1992 aggravata dall’aver agito avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 -bis c.p., titolare di una ditta individuale destinataria di un provvedimento interdittivo antimafia emesso dal prefetto di Catanzaro in data 13 settembre 2018, in relazione al quale anche il prefetto di Catanzaro sottolinea la pervasiva influenza dallo stesso esercitata all’interno della compagine amministrativa comunale. Al tal proposito la relazione prefettizia pone in rilievo il solido legame, di amicizia e fiducia, che lega il primo cittadino al citato imprenditore al punto da indurre quest’ultimo a individuare proprio nella persona del sindaco il proprio testimone di nozze oltre che legale di fiducia. Rileva al riguardo che sebbene il primo cittadino, come emerso dalle risultanze della surrichiamata indagine di polizia, fosse a conoscenza della contiguità e comunanza di interessi dell’amico imprenditore con la locale criminalità, non ha preso le distanze da quest’ultimo, ed anzi ha mantenuto con lo stesso il consueto rapporto di amicizia. Inoltre, sempre in ordine al contegno passivo del primo cittadino rispetto al possibile condizionamento mafioso nell’amministrazione comunale, l’organo ispettivo stigmatizza il rifiuto di avanzare richiesta per la costituzione di parte civile del comune nel procedimento penale in cui è coinvolto direttamente il sopracitato consigliere. La relazione della commissione d’indagine avvalendosi delle risultanze giudiziarie pone in rilievo il sostegno procurato dal suddetto imprenditore alla campagna elettorale in favore dell’amministrazione eletta e, in particolare nei confronti del citato assessore, imputato anche del reato di scambio elettorale politico-mafioso, ritenuto il principale esponente di una frazione del territorio comunale che costituisce il centro degli interessi imprenditoriali delle locali consorterie, a cui il sindaco ha da subito conferito importanti deleghe. Inoltre, sulla scorta delle risultanze di altra operazione di polizia giudiziaria denominata «Coccodrillo», la commissione di indagine ha rilevato un consolidato sistema di relazioni economiche tra l’ente locale e una famiglia a capo di un gruppo imprenditoriale, anch’essa contigua alle locali cosche mafiose, la quale detiene il controllo di uno dei principali settori di interesse economico di quel territorio e che, attraverso un complesso sistema societario, mira all’acquisizione di pubbliche commesse”.

Gestione dei lavori pubblici

“Vicenda significativa della penetrante influenza esercitata dal suddetto gruppo imprenditoriale, e dunque della contaminazione di tipo mafioso nelle scelte gestionali e amministrative dell’ente locale in materia di lavori pubblici, appare la vicenda relativa, ai lavori di manutenzione e riqualificazione delle strade comunali, rientranti nel piano triennale delle opere pubbliche, approvato dalla giunta comunale nella primavera del 2020 e interamente finanziato da fondi comunali. In particolare, l’organo ispettivo ha rilevato che l’impresa affidataria, poco dopo la consegna dei lavori, stipulava un contratto di nolo a caldo per un ammontare esattamente corrispondente al limite massimo stabilito dalla normativa vigente, limite di fatto notevolmente superato nella fase esecutiva del rapporto contrattuale, come documentato dalla relativa fatturazione, così dissimulando un subappalto non autorizzato, con lo scopo di assicurare il controllo sull’esecuzione dei lavori ad una società facente capo al sopracitato gruppo imprenditoriale. A tal riguardo, il prefetto di Catanzaro richiama il costante orientamento dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) la quale ritiene assimilabile al subappalto qualunque contratto concernente la fornitura e posa in opera di conglomerati bituminosi, in quanto comprensivo di una serie di lavorazioni, tutt’altro che accessorie e/o complementari, in relazione alle quali si pone l’esigenza che siano eseguite da soggetti non solo in regola con la normativa antimafia, ma anche in possesso di idonea qualificazione. In relazione a quest’ultimo affidamento, la commissione d’accesso segnala poi l’approvazione da parte dell’ufficio tecnico comunale di una perizia di variante in corso d’opera con innalzamento dell’importo di aggiudicazione, fondata su motivazioni estremamente generiche senza evidenza delle ragioni tecniche giustificatrici delle variazioni apportate. Viene al riguardo evidenziato – come emerge dalle risultanze della richiamata operazione «Coccodrillo» – che la succitata impresa formalmente aggiudicataria dell’appalto risulta inserita in un gruppo consortile raggiunto da un provvedimento di sequestro emesso in data 4 marzo 2021 dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catanzaro, in quanto ritenuto parte di un sistema fraudolento, teso ad occultare la riconducibilità agli interessi imprenditoriali di esponenti contigui alla criminalità organizzata, in modo da eludere gli effetti delle interdittive antimafia emesse nell’anno 2016 nei confronti di diverse società riconducibili al gruppo imprenditoriale a questione. La stessa ordinanza in materia cautelare e reale è stata emessa anche nei confronti della summenzionata impresa di fatto sub-appaltatrice. Analoghe criticità sono state riscontrate in un altro appalto riguardante lavori di efficientamento di una strada comunale, di importo altrettanto significativo, anch’esso aggiudicato al suddetto gruppo consortile. In relazione agli affidamenti sopra menzionati emerge in tutta evidenza l’inerzia costantemente tenuta dall’ente appaltante che ha omesso di effettuare qualunque forma di controllo preventivo, in particolare le verifiche antimafia, previste dalla normativa di settore”.

Irregolarità e anomalie

“La relazione prefettizia evidenzia, inoltre, rapporti personali e di diretta cointeressenza tra la suddetta famiglia di imprenditori, i cui esponenti sono stati di recente raggiunti dà un provvedimento di custodia cautelare ex art. 416 -bis c.p., e il sindaco il quale ha stabilito la propria residenza in un complesso residenziale di proprietà di un’impresa oggetto nel 2016 di interdittiva antimafia e attualmente sottoposta a sequestro preventivo unitamente ad un ingente patrimonio mobiliare e immobiliare facente capo alla suddetta famiglia imprenditrice. A tal riguardo la relazione del prefetto pone in rilievo la irregolare situazione amministrativo-catastale dell’immobile, circostanza che ha permesso al sindaco di usufruire di meccanismi elusivi concernenti canoni e i tributi comunali atteso che – come evidenziato dall’organo ispettivo – il nucleo familiare del primo cittadino non risulta censito per quanto attiene i ruoli idrici, IMU e Tari. La commissione di accesso segnala, altresì, un diffuso quadro di illegalità nei diversi settori amministrativi, in particolare quello degli appalti anche nel settore edilizio, nei quali sono stati rilevati ripetuti affidamenti diretti in favore delle medesime ditte, in violazione del principio di rotazione degli offerenti, spesso ricorrendo alla prassi del frazionamento artificioso dell’importo del valore dei lavori. A titolo esemplificativo, il prefetto segnalata l’adozione di tre determine, temporalmente consecutive, di affidamento di lavori in favore della stessa ditta individuale, nei cui confronti recentemente è stata adottata un’interdittiva antimafia del prefetto di Catanzaro. Analoghe anomalie e irregolarità sono state evidenziate in relazione all’affidamento di un appalto per la realizzazione di un’area verde attrezzata i cui lavori, tutti assegnati ad un’impresa, riconducibile al menzionato gruppo imprenditoriale, sono stati parcellizzati nonostante nell’atto deliberativo originario fosse esplicitamente riportato che i lavori non potevano essere frazionati o suddivisi per non compromettere l’efficacia complessiva dell’opera. La relazione prefettizia pone inoltre in rilievo ulteriori sedici affidamenti, disposti in via diretta per un ammontare complessivo di euro 256.235,06 di cui ha beneficiato negli anni 2017-2021 un’impresa il cui amministratore è riconducibile per rapporti parentali ad un assessore attualmente in carica ed avente cointeressenze con il più volte menzionato gruppo imprenditoriale”.

Criminalità assecondata dall’amministrazione comunale

“La sostanziale acquiescenza dell’amministrazione comunale alla pervasiva presenza della criminalità mafiosa nel territorio di Simeri Crichi è testimoniata anche dal disinteresse, sottolineato dall’organo ispettivo, rispetto alla gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, con specifico riferimento a due beni immobili di rilevante valore economico che, nonostante i ripetuti solleciti dell’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità (ANBSC), l’amministrazione comunale ha rifiutato di acquisire, giustificando tale disinteresse con l’insostenibilità degli annessi oneri di gestione. Le circostanze, analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto di Catanzaro, rivelano una serie di condizionamenti nell’amministrazione comunale di Simeri Crichi volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determiniato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l’adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Simeri Crichi (Catanzaro), ai sensi dell’art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza e all’estensione dell’influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.”

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