L'Intervista

“Effatà”, i versi sulla guerra del vibonese Gianluca Rubino in corsa per il Premio Strega

Il libro è stato anche tradotto in lingua ucraina, grazie al contributo di OIga Paitel, oltre a essere visionato da Miya Misiur, mediatrice culturale
effatà gianluca rubino

di Alessandro De Padova – “Dare visibilità alle diverse esperienze di scrittura poetica, che meritano ascolto e rappresentazione”, segnalando – al tempo stesso – “la produzione italiana di più alta qualità letteraria”. Entra nel vivo la prima edizione del Premio Strega Poesia 2023, al quale concorrono 135 libri, tutti pubblicati tra gennaio 2022 e febbraio 2023. Tra questi c’è anche ‘Effatà-versi sulla guerra’, la raccolta di poesie dello scrittore vibonese Gianluca Rubino, il quale ha rilasciato un’intervista a Calabria 7.

Ci parli del suo libro. Perché ‘Effatà’? Cosa l’ha portata a pubblicare una raccolta di poesie?

Ci parli del suo libro. Perché ‘Effatà’? Cosa l’ha portata a pubblicare una raccolta di poesie?

‘Effatà’ è il mio secondo volume di poesie. Questo, però, a differenza del primo, è una raccolta di versi tutti incentrati sulla guerra. Soprattutto l’ultima, che ci tocca da vicino perché più vicina geograficamente a noi. Anche se oggi, nel mondo, ci sono 59 focolai di guerra, soprattutto in Africa, questa mi ha colpito particolarmente per le atroci immagini che i telegiornali trasmettevano fin da subito: mi hanno lasciato la morte nel cuore”.

‘Effatà’ è la parola aramaica che Gesù Cristo utilizzò nel Vangelo di Marco nel quale, rivolgendosi al sordomuto che se ne sta chiuso nel suo mondo, in un angolino, a un certo punto gli dice: ‘Effatà’, cioè apriti, quindi ho utilizzato questa parola come metafora per dire ai soldati ucraini, russi e tutti quelli che si trovano in guerra di aprirsi, aprirsi all’altro, aprire il cuore al diverso. Ho iniziato a scrivere per gioco nel lontano 1992, prima di intraprendere gli studi di Filosofia, buttando giù qualche frase a casaccio. Poi, nel rileggerla, venne fuori una poesia, e da lì ho continuato”.

– Si aspettava di concorrere per un premio così prestigioso?

“No, non ci avevo mai pensato. Anche se devo dire che, in passato, ho partecipato a premi letterari, classificandomi diverse volte ai primi posti. È stato il mio editore a credere in questa raccolta, tradotta anche in lingua ucraina da OIga Paitel, una mia amica laureata nel suo paese prima di giungere in Italia, con la visione di Miya Misiur, mediatrice culturale, anch’essa ucraina. Enrico Buonanno, di Libritalia edizioni, un giorno mi disse: ‘Ho pensato di iscrivere Effatà alla prima edizione del Premio Strega poesia 2023’. Ci ha creduto da subito, e non si sbagliava: dopo un’attenta scrematura, è arrivata la candidatura al premio. Essere tra i 130 scrittori più importanti d’Italia non è da poco.

– Altri progetti letterari in programma?

“Sì, sto continuando a scrivere, perché purtroppo assistiamo quasi ogni giorni a tragedie, e per lo più sono da queste ispirato per l’orrore che causano. Ho scritto ‘Fiori Gialli’ subito dopo la tragedia di Cutro. Sto lavorando a una rivisitazione di una grande opera, di cui non posso svelare il titolo, ma spero di poter finire nel giro di qualche mese. Poi ho in progetto un romanzo-racconto biografico, insieme a mia moglie Samantha, sulla storia di nostra figlia Giulia, una bimba speciale con la sindrome di down”.

Per quale motivo un lettore dovrebbe leggere ‘Effatà’?

“Perché i versi raccolti in questo volume vogliono essere la testimonianza di una realtà contraddistinta da un’atroce guerra, quella in Ucraina, che sta uccidendo migliaia di persone e bambini innocenti. Allo stesso tempo, rappresenta uno spunto per riflettere coscientemente sulla barbarie del nostro tempo. In un’epoca come quella odierna, la parola ‘effatà’, che in aramaico significa apriti, diventa uno dei segni importanti della poesia e della stessa società. Ed è proprio con la poesia che l’essere umano inizia a guarire il suo cuore, a sperimentare ogni giorno la meraviglia dell’effatà, di questo aprirsi, per vivere in armonia con le cose e con l’altro”.

Purtroppo, oggigiorno, le giovani generazioni leggono poco, e prediligono i social a un bel libro. Secondo lei perché? Cosa si dovrebbe fare per invogliarli alla lettura?

“L’amore per la lettura dovrebbe cominciare dalla primissima infanzia: a casa, nelle mura domestiche, con genitori che abituino i figli alla sua scoperta. Quindi dalle scuole dell’Infanzia alla scuola Primaria, per poi proseguire con docenti che interpretino anche le letture, creando una sorta di atmosfera teatrale, e soprattutto anche l’ambiente in cui si andrà a leggere dovrà essere, a mio avviso, un ambiente sereno, creato appositamente per far sì che il bambino o il ragazzo possa abbinare il piacere della lettura al piacere dell’ambiente, allo stare insieme, magari anche mettendo – in una stanza, in qualche aula – dei cuscini per rilassarsi durante la lettura”.

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