di Antonio Battaglia – Un problema al cuore, la necessità di dover recarsi fuori regione per un’operazione, infine la positività al Covid contratta durante la degenza e il successivo ricovero. Il caso di Maria (nome di fantasia), residente a Cosenza, è emblematico del triste periodo in cui stiamo vivendo. “Mala tempora currunt”, diceva Marcio Tullio Cicerone. Ebbene, Maria appartiene alla svariata massa di pazienti che dal Sud depredato di risorse, economiche e umane, sono costretti a spostarsi verso gli ospedali del Nord. Il motivo è delicato: un intervento a cuore aperto, che dunque necessita di un’equipe specializzata. In riva al Crati non ci sono grandi possibilità e Maria viene reindirizzata all’ospedale San Gerardo di Monza.
La rabbia del marito
La rabbia del marito
A raccontare la storia ai nostri microfoni è il marito Ottavio: “L’operazione al cuore, peraltro eseguita da un primario nativo di Cosenza, è andata bene – dice -. I miei figli hanno scelto di salire in Lombardia per stare vicino alla loro mamma, mentre io sono rimasto qui consapevole che tra qualche settimana l’avrei riabbracciata”. Da qui, però, inizia un’autentica odissea per Maria e i suoi figli. I casi in Lombardia sono in risalita da alcuni giorni, anche se i numeri sono molto lontani da quelli visti nell’autunno 2020. Il 10 novembre scorso è stato sfondato per la prima volta dopo mesi il tetto dei mille positivi in 24 ore. Nella stessa data, un anno fa, i contagi erano oltre 10mila. Situazioni molto distanti, anche grazie alla campagna di vaccinazione a cui hanno aderito più di 8 milioni di lombardi. Il virus, però, continua a correre tra i non immunizzati e la protezione stessa data dal vaccino va rinforzata dopo alcuni mesi.
Noncuranza e incoscienza
Noncuranza e incoscienza, a parere di Ottavio, hanno contribuito a spalancare al Covid le porte del reparto di cardiologia del San Gerardo. Una delibera della Giunta lombarda, resa nota lo scorso 14 settembre dalla direzione generale Welfare della Regione, decretava il via libera agli ingressi in ospedale per i parenti delle persone ricoverate dotati di green pass. Il 76enne cosentino, però, ritiene che il certificato di vaccinazione non basti: “I miei figli si sottoponevano a tampone ogni due giorni per entrare in ospedale. Ecco, dovrebbero agire tutti così. Invece, con grande nonchalance, l’ospedale accoglieva chiunque fosse provvisto del semplice certificato verde. Il risultato? Mia moglie, operata da poco al cuore, ha contratto il Covid. E assieme a lei altri pazienti, molti dei quali già vaccinati”. In una settimana i ricoverati per il virus all’ospedale San Gerardo di Monza sono saliti da 29 a 46. Maria ha sviluppato sintomi lievi, quali tosse e perdita di gusto e olfatto, ma ora sta meglio e l’incubo sembra essere agli sgoccioli. “Dopo oltre due mesi sono pronto a riabbracciarla. Non è giusto – conclude Ottavio – che la salute di una donna di 70 anni debba essere messa a repentaglio per colpa di persone superficiali. E situazioni del genere le ho potute constatare anche negli ospedali della nostra regione”. A ulteriore testimonianza che questo terribile virus non ammette distrazioni e gioca subdolo sulle nostre leggerezze.