‘Ndrangheta sulle pale eoliche, la Dda chiede il processo per 9 indagati

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Società costrette a pagare il pizzo per i parchi di Amaroni, San Biagio e Cutro. L’udienza preliminare è fissata per il 28 marzo

di Gabriella Passariello 

di Gabriella Passariello 

Sodalizi di ‘ndrangheta appartenenti a diversi contesti territoriali, coesi in nome del comune profitto derivante dal business delle energie alternative. I parchi eolici catanzaresi e crotonesi sarebbero ricaduti nella sfera di influenza dei “Mancuso” di Limbadi e dei “Trapasso” di Cutro, mentre gli “Anello” di Filadelfia, sarebbero stati gli “interlocutori” dei parchi della alte serre calabresi. Con le accuse, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, illecita concorrenza con violenza o minaccia e danneggiamento, aggravati dal metodo o delle finalità mafiose e induzione indebita a dare o promettere utilità, il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo, ha chiesto il rinvio a giudizio per nove indagati, coinvolti nell’operazione antimafia “Via col vento”. L’inchiesta che ha portato nel luglio del 2018 ad un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 13 persone emessa dal gip di Reggio su richiesta della Dda reggina è stata divisa in due tronconi, uno dei quali per competenza è finita nelle mani della Dda del capoluogo calabrese, retta dal procuratore Nicola Gratteri.

Gli indagati. Sotto accusa Rocco Anello, Riccardo Di Palma, Giuseppe Errico, Mario Fuoco, Giovanni Giardino, Romeo Ielapi, Pantaleone Mancuso, alias “Luni Scarpuni”, Giovanni Trapasso e Mario Scognamiglio. L’udienza preliminare è stata fissata per il 28 marzo prossimo. Le società multinazionali, come Vestas e Nordex, impegnate nella realizzazione dei parchi, sarebbero state costrette a sottostare all’imposizione del pagamento del “pizzo” liquidando alle ditte segnalate dall’imprenditore Giuseppe Evalto (nei cui confronti si procede – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio- in un separato procedimento), compensi per prestazioni sovrafatturate o mai eseguite a danno delle imprese appaltatrici non colluse, costrette a corrispondere alle cosche una percentuale sull’importo delle opere da eseguire e, talvolta, anche a garantire l’esecuzione di lavori commissionati alle ditte mafiose, alle quali le imprese appaltanti avrebbero versato il corrispettivo economico.

Le ipotesi di accusa. La ‘ndrangheta, secondo la Dda, avrebbe messo le mani sul Parco eolico di Amaroni, nella provincia di Catanzaro, sul quello di San Biagio e di Cutro, nel Crotonese.  In particolare Mancuso, Anello, Ielapi, Di Palma, Scognamiglio avrebbero posto in essere atti di illecita concorrenza volti al controllo o comunque al condizionamento del libero mercato costringendo Henry Del Fabbro site manager  del Parco di Amaroni  ad escludere altre società e ad affidare alla ditta individuale di Romeo Ielapi, di fatto di proprietà di Anello, i lavori temporanei di allargamento  di alcuni tratti della Strada provinciale 92, minacciandoli che in caso contrario, l’iter burocratico avrebbe subito notevoli ritardi, con problemi per la sicurezza del cantiere. Di Palma, Trapasso, Errico, al fine di ottenere il controllo sul Parco Eolico Nordex di San Biagio, avrebbero costretto le imprese a cedere loro i lavori in subappalto. Pantaleone Mancuso, (in concorso con Evalto con cui si procede separatamente) avrebbe condizionato anche il mercato dell’eolico relativo alla costruzione del Parco eolico Vestas di Cutro in concorso con Giovanni Trapasso, ritenuto elemento di spicco dell’omonimo clan del Crotonese. In particolare il trasporto delle pale eoliche da Taranto a Cutro sarebbe dovuto finire nelle mani della ditta di “Evalto” utilizzando lo schermo giuridico del comodato gratuito per aggirare i divieti contrattuali.

Redazione Calabria 7

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