di Mimmo Famularo – Avviso di conclusione delle indagini preliminari con contestuale avviso di garanzia e nomina del difensore d’ufficio per gli otto ragazzi residenti tra Paravati e San Calogero protagonisti di una violenta rissa che ha insanguinato il Natale vibonese lo scorsa 25 dicembre. Si tratta di minorenni di età compresa tra i sedici e i diciassette anni iscritti sul registro degli indagati dopo essere stati identificati dai carabinieri che hanno fatto luce su quanto accaduto nell’area attrezzata “Mamma Natuzza” di Paravati. Il pm della Procura dei Minorenni di Catanzaro Maria Alessandra Ruberto contesta, a vario titolo, i reati di rissa e lesioni personali aggravate. Tra di loro c’è anche il ragazzo residente a San Calogero vittima del raid punitivo. Per futili motivi è stato pestato a sangue dal “branco” (composto anche da un maggiorenne per i quali si procede separatamente) con l’utilizzo di un bastone. Un’aggressione brutale che è costata il ricovero in ospedale con un trauma cranico e diverse lesioni al volto guaribili in dieci giorni.
Il raid punitivo
Il raid punitivo
Secondo la ricostruzione dei carabinieri alla rissa avrebbero partecipato nove adolescenti: otto minori e un maggiorenne. A contrapporsi due distinti gruppi: uno di Paravati, l’altro di San Calogero. Ad allertare i carabinieri la telefonata di una ragazza imbattutasi in un diciassettenne con il volto tumefatto e per questo trasportato all’ospedale di Vibo per le cure del caso. Banale il movente del pestaggio: un semplice sticker inviato in un gruppo WhatsApp composto da giovani di San Calogero e ritraente il viso di un ragazzo di Paravati. Quest’ultimo, venuto a conoscenza, decide di scagliarsi nei confronti di chi, a suo dire, sarebbe stato il responsabile di tale gesto, coinvolgendo altri suoi compagni in un terribile e brutale effetto domino. Le successive indagini condotte dai Carabinieri della Stazione di Mileto, coordinati dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, guidata da Camillo Falvo, e dalla Procura dei Minorenni di Catanzaro, guidata dalla Maria Alessandra Ruberto, hanno consentito di individuare parte dei giovani coinvolti nel raid punitivo.
Il diritto di difesa
La conclusione delle indagini preliminari notificata dalla Procura dei Minorenni di Catanzaro consentirà ai genitori dei baby-indagati di nominare un difensore di fiducia per i loro figli e iniziare a difendersi con cognizione di causa. I legali avranno accesso al fascicolo completo dell’inchiesta ovvero a tutti gli atti e le prove raccolte dalla Procura durante le indagini svolte finora. Studiate tutte le carte, gli avvocati potranno entro i prossimi 20 giorni depositare una memoria difensiva o per chiedere al pubblico ministero l’interrogatorio dei loro assistiti. Trascorso questo tempo la Procura potrà procedere all’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.