Riace, donne Anpi Molise: “Mimmo Lucano giusto tra le nazioni”

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“L’Italia capace di costruire ponti e non muri, che è meno becera e urlante ma più forte di quella che ogni giorno appare sui mezzi di comunicazione, si stringe in questi giorni intorno a Mimmo Lucano messo sotto processo per reato di umanità. E l’Anpi Molise riconosce in lui un giusto tra le nazioni, in quanto persona capace di mettere a rischio la serenità protetta della propria vita per non respingere chi fugge dall’inferno”. Lo si legge in un documento del Coordinamento donne Anpi Molise, a firma di Anna Spina e Marcella Stumpo.

“In un paese – affermano – dove un ministro della Repubblica, che ha giurato sulla Costituzione che solo dalla Resistenza è potuta nascere, definisce il 25 aprile un derby, noi siamo schierati con quei tanti che riconoscono nella carta costituzionale la identità plurima di cittadini liberi e democratici rispettosi dei diritti e dei doveri di ciascuno. E Mimmo Lucano – continua la nota – è uno di quei tanti che ora come allora, sia pure in circostanze immensamente meno tragiche ha avuto la forza di opporsi ad un potere che ci vuole inumani e sottomessi. Riace aveva costruito un piccolo mondo solidale e sorridente, nato dall’intreccio tra due disperazioni: quella di chi ha lasciato la propria terra per fame, guerra e miseria, e quella di chi la propria terra la vede lentamente morire per mancanza di futuro e sopraffazione di mafia. Da questo dolore il coraggio e la testarda speranza di Mimmo Lucano hanno fatto rinascere la vita, aperto case, negozi, fattorie, dato lavoro e dignità a italiani e stranieri, richiamato attenzione e presenze da tutto il mondo. Ora non restano che macerie, e la miseria infinita di una procedura giudiziaria, che confisca casette per asinelli in una terra dove si chiudono occhi, orecchie e cuore davanti alle immense baraccopoli dove esseri umani vivono una moderna schiavitù e muoiono bruciati; dove la legalità e la conformità urbanistica sono barzellette; dove i caporali si riuniscono ogni giorno alla luce del sole per comprare i loro schiavi nell’indifferenza delle istituzioni”.

“In un paese – affermano – dove un ministro della Repubblica, che ha giurato sulla Costituzione che solo dalla Resistenza è potuta nascere, definisce il 25 aprile un derby, noi siamo schierati con quei tanti che riconoscono nella carta costituzionale la identità plurima di cittadini liberi e democratici rispettosi dei diritti e dei doveri di ciascuno. E Mimmo Lucano – continua la nota – è uno di quei tanti che ora come allora, sia pure in circostanze immensamente meno tragiche ha avuto la forza di opporsi ad un potere che ci vuole inumani e sottomessi. Riace aveva costruito un piccolo mondo solidale e sorridente, nato dall’intreccio tra due disperazioni: quella di chi ha lasciato la propria terra per fame, guerra e miseria, e quella di chi la propria terra la vede lentamente morire per mancanza di futuro e sopraffazione di mafia. Da questo dolore il coraggio e la testarda speranza di Mimmo Lucano hanno fatto rinascere la vita, aperto case, negozi, fattorie, dato lavoro e dignità a italiani e stranieri, richiamato attenzione e presenze da tutto il mondo. Ora non restano che macerie, e la miseria infinita di una procedura giudiziaria, che confisca casette per asinelli in una terra dove si chiudono occhi, orecchie e cuore davanti alle immense baraccopoli dove esseri umani vivono una moderna schiavitù e muoiono bruciati; dove la legalità e la conformità urbanistica sono barzellette; dove i caporali si riuniscono ogni giorno alla luce del sole per comprare i loro schiavi nell’indifferenza delle istituzioni”.

Nel comunicato si evidenzia poi: “Noi donne e uomini dell’Anpi Molise sentiamo il dovere morale di rimarcare chiaramente da che parte stiamo, e abbiamo ben chiaro dove bisogna stare: come tanta letteratura laica e religiosa insegna e come, non per ultimo, illustrato nel bel film di Daniele Guaglianone, sappiamo che bisogna sostare davanti al dolore, senza volgere le spalle, senza fuggire ma adoperandoci affichè l’umanità prevalga sulla barbarie. Come hanno fatto gli italiani e le italiane che durante il fascismo e successivamente, hanno lottato per abbattere ogni forma di totalitarismo e far prevalere libertà e diritti. Come fanno tutti i giorni – si evidenzia – quei tanti che civilmente, senza grancasse mediatiche, mantengono i porti e i cuori aperti. Opponendosi a scelte politiche, economiche che dividono il mondo in razze, quelle di chi “viene prima” e quelle che non contano nulla; resistendo alla barbarie, ora come allora. Perché l’Italia che festeggeremo il 25 aprile – concludono – è nata dall’unione di forze molto diverse, che sono state capaci di mischiarsi, e dagli ideali di Altiero Spinelli, che a Ventotene seppe vedere un’Europa inclusiva e accogliente che tocca a noi costruire”.

Redazione Calabria 7

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