Sanità, Unindustria: “Decreto mette a rischio 1.000 posti”

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Il presidente di Unindustria Calabria, Natale Mazzuca, ha inviato una nota ai senatori eletti nella regione con la quale evidenzia una serie di criticità circa il cosiddetto “Decreto Sanità Calabria” prima che avvenga l’esame in aula.

“Su istanza di numerose imprese associate e del Consiglio Direttivo della Sezione Sanità di Unindustria Calabria”, il presidente degli industriali calabresi segnala l’articolo del decreto “che prevede la possibilità, da parte dei commissari, di poter dichiarare il dissesto finanziario di un Ente del Servizio Sanitario Regionale con conseguente nomina di un terzo commissario liquidatore. L’ente interessato – osserva – verrebbe sottoposto a due gestioni differenti: una corrente, sgravata da ogni debito ed affidata ad un commissario straordinario, l’altra ad un commissario liquidatore che avrà il solo compito di quantificare e trasferire nel “fallimento” tutti i debiti rilevati. Tutto ciò – sottolinea Mazzuca – rischia di determinare una situazione paradossale a danno dei creditori che non avranno più modo di recuperare le loro legittime spettanze maturate. Allo stato dei fatti, appare uno scenario tragicamente inevitabile, considerato che questa sembra essere la linea del Governo, che è stata già prevista la nomina dei commissari liquidatori, che tutti gli emendamenti tesi a prevenire queste criticità sono stati bocciati e che nessuna  indicazione viene riportata nel Decreto su come, da chi e quando questi crediti potrebbero essere onorati”.

“Su istanza di numerose imprese associate e del Consiglio Direttivo della Sezione Sanità di Unindustria Calabria”, il presidente degli industriali calabresi segnala l’articolo del decreto “che prevede la possibilità, da parte dei commissari, di poter dichiarare il dissesto finanziario di un Ente del Servizio Sanitario Regionale con conseguente nomina di un terzo commissario liquidatore. L’ente interessato – osserva – verrebbe sottoposto a due gestioni differenti: una corrente, sgravata da ogni debito ed affidata ad un commissario straordinario, l’altra ad un commissario liquidatore che avrà il solo compito di quantificare e trasferire nel “fallimento” tutti i debiti rilevati. Tutto ciò – sottolinea Mazzuca – rischia di determinare una situazione paradossale a danno dei creditori che non avranno più modo di recuperare le loro legittime spettanze maturate. Allo stato dei fatti, appare uno scenario tragicamente inevitabile, considerato che questa sembra essere la linea del Governo, che è stata già prevista la nomina dei commissari liquidatori, che tutti gli emendamenti tesi a prevenire queste criticità sono stati bocciati e che nessuna  indicazione viene riportata nel Decreto su come, da chi e quando questi crediti potrebbero essere onorati”.

Mazzuca spiega che “questa problematica investe in modo specifico tutte le imprese operanti nel settore: farmacie, istituti privati, case di cura, fornitori di beni e/o servizi, laboratori”. In riferimento poi all’obbligo per tutti gli enti del Servizio Sanitario Regionale, di avvalersi, per qualsiasi genere di appalto o acquisto di beni o servizi, della centrale di committenza Consip oppure di una delle stazioni appaltanti delle altre Regioni Italiane, ne deriverebbe – osserva – che la Stazione Unica Appaltante regionale verrebbe esautorata da ogni funzione relativa alle procedure di acquisto di beni e servizi, di qualsivoglia natura, occorrenti alla Sanità Pubblica. Giova ricordare – continua il presidente di Unindustria Calabria – che la SUA Calabria non è mai stata interessata da inchieste, scandali o sospetti di malaffare che pure, purtroppo, hanno investito altre stazioni appaltanti di altre regioni italiane. Le stesse, paradossalmente, grazie al più volte citato “Decreto Sanità” – dice – verrebbero legittimate ad operare in Calabria!”.

L’appello che gli industriali lanciano ai senatori calabresi “è di attivarsi con urgenza per la modifica del testo in maniera tale da prevenire le possibili distorsioni evidenziate. Se il testo dovesse essere approvato così come presentato ad oggi – conclude Mazzuca – le oltre 120 aziende calabresi operanti nei settori citati subiranno un drastico ridimensionamento, quando non addirittura la chiusura, con il rischio reale di una perdita di posti di lavoro stimabile in oltre 1000 unità. Da parte nostra non c’è alcuna volontà di chiedere privilegi e meno che mai quella di difendere rendite di posizione o, ancora peggio, malcostume e fenomeni devianti che vanno isolati e perseguiti. Le nostre imprese – conclude –  chiedono di poter  svolgere il proprio lavoro con impegno ed onestà, secondo le leggi di mercato e della libera concorrenza”.

Redazione Calabria 7

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