Schierarsi contro la ‘ndrangheta non penalizza le imprese, nove su dieci sono in utile

La fotografia emerge dalla prima indagine sulle imprese iscritte a ReggioLiberaReggio 'La libertà non ha pizzo'
imprese 'ndrangheta

Scegliere la strada della legalità, non accettare “compromessi” o condizionamenti con la criminalità organizzata non penalizza le imprese di Reggio Calabria, ma sembrerebbe premiarle. Più del 40% delle imprese intervistate risponde che da quando ha aderito a ReggioLiberaReggio la percezione della propria attività economica è cambiata in meglio, mentre poco meno di un altro 40% registra che è rimasta invariata, ovvero non è peggiorata. La percezione molto positiva della rete RLR da parte delle imprese intervistate è rafforzata poi dal dato sulla clientela, e dai principali indicatori di andamento aziendale prima e dopo l’adesione. Nessuna delle imprese di servizi partecipanti all’indagine dichiarano che la clientela sia diminuita dopo l’adesione a RLR; anzi, quasi il 20% registra un aumento. Inoltre, in pochissimi casi il fatturato, l’utile netto, e gli addetti sono calati dopo l’adesione alla rete.

La fotografia emerge dalla prima indagine sulle imprese iscritte a ReggioLiberaReggio ‘La libertà non ha pizzo’ (CLICCA QUI). L’associazione, nata a Reggio Calabria nel 2010 su iniziativa del coordinamento cittadino di Libera, in risposta al gravissimo attentato subito a suo tempo da Tiberio Bentivoglio, raccoglie oggi oltre 70 PMI reggine, appartenenti a diversi settori produttivi. L’indagine, i cui risultati sono presentati nel report curato da Dario Musolino, docente presso l’Università Bocconi e presso l’Università della Valle d’Aosta, si è focalizzata su diversi temi.

La fotografia emerge dalla prima indagine sulle imprese iscritte a ReggioLiberaReggio ‘La libertà non ha pizzo’ (CLICCA QUI). L’associazione, nata a Reggio Calabria nel 2010 su iniziativa del coordinamento cittadino di Libera, in risposta al gravissimo attentato subito a suo tempo da Tiberio Bentivoglio, raccoglie oggi oltre 70 PMI reggine, appartenenti a diversi settori produttivi. L’indagine, i cui risultati sono presentati nel report curato da Dario Musolino, docente presso l’Università Bocconi e presso l’Università della Valle d’Aosta, si è focalizzata su diversi temi.

Quadro con luci e ombre

L’indagine sulle imprese che aderiscono a ReggioLiberaReggio consegna un quadro con luci e ombre, con elementi per certi aspetti prevedibili, e con altri elementi più sorprendenti (almeno rispetto a quello che sembra essere il sentire comune su determinati temi). In un ambiente socioeconomico su cui grava sempre la forte influenza della criminalità mafiosa.

Imprese intervistate godono di un buono stato di salute

Le imprese intervistate godono in larga prevalenza di un buono stato di salute, presentando punti di forza rilevanti, quali qualità, specializzazione, innovazione, reputazione, che consentono di stare sul mercato con risultati economici generalmente positivi. In diversi casi, si può perfino parlare di imprese eccellenti. L’adesione a RLR non ha per nulla penalizzato queste imprese, ma anzi plausibilmente potrebbe essere stata premiante, in relazione alla evidente e crescente importanza del consumo etico nelle scelte dei consumatori. Infatti, nella valutazione del contesto reggino e dei condizionamenti mafiosi sulle attività di impresa, si inserisce la stessa (auto)valutazione della rete RLR, e del suo ruolo.

Risalta in modo alquanto netto la forte soddisfazione delle imprese intervistate rispetto all’adesione a RLR: circa l’80% valuta, infatti, questa esperienza positivamente o molto positivamente. La rete assolve la sua missione, in primis colmando la “sensazione” di isolamento che diverse imprese lamentano. Infatti, quasi il 60% delle imprese intervistate rileva come dopo l’adesione a RLR non si sono sentite isolate, ma anzi si sono sentite supportate nella loro attività di impresa.

Presenti anche alcune criticità

Sono imprese che tuttavia presentano anche alcune criticità, che vanno auspicabilmente superate per poterle fare ulteriormente crescere in futuro, e che del resto riguardano in generale tante realtà imprenditoriali calabresi e meridionali. La scarsa propensione all’internazionalizzazione, per esempio, legata non solo alla piccola dimensione e ai vincoli infrastrutturali del territorio, ma anche alle limitate capacità di distribuzione e commercializzazione. E poi la ridotta capacità organizzativa e la difficoltà a innovare i processi produttivi.

Giudizio negativo sui servizi collettivi

Ciò che tuttavia è particolarmente problematico e difficile agli occhi delle imprese, e che sorprende per la valutazione fortemente negativa che riceve, è il contesto. In particolare, si fa riferimento al funzionamento della Pubblica Amministrazione, ai servizi collettivi (servizi idrici, gestione e smaltimento rifiuti, ecc.), alle infrastrutture e servizi di trasporto e telecomunicazione, e ad altri servizi privati come il credito. Il giudizio negativo insiste in misura particolarmente evidente sui servizi collettivi: ammonta infatti all’80% circa la percentuale di imprese intervistate che li valuta come punti di debolezza del territorio.

Diverso il parere su qualità ambientale e della vita

Al contrario, altri fattori di contesto quali qualità ambientale e della vita, asset culturali e artistici, e costo della vita, ricevono giudizi più bilanciati: una quota importante degli intervistati (tra il 40% e l’80%) li considera infatti dei punti di forza. Inoltre, le imprese sono molto critiche anche verso il tessuto imprenditoriale e produttivo locale, ritenuto non all’altezza di “fare sistema”, ovvero di favorire collaborazione, cooperazione e creazione di reti tra imprese. Pur tra condizionamenti mafiosi, vincoli infrastrutturali e carenza di servizi, le imprese intervistate riescono comunque a ottenere risultati economici largamente positivi.

I fattori di svantaggio

Su tutti i fattori di svantaggio campeggia sempre, e vale la pena ripeterlo, la minaccia della mafia. E questo, nonostante la pressione della criminalità organizzata che, nella loro stessa esperienza, rimane sempre forte a Reggio Calabria, per quanto agisca in modo diverso rispetto al passato (si concentra sempre più in determinati settori produttivi, “colpendo” specifiche funzioni aziendali). Meno del 10% delle imprese intervistate ritiene infatti che si possa fare impresa a Reggio senza correre alcun rischio di subire condizionamenti mafiosi (e per quasi il 50% è certo o probabile che si subirà qualche condizionamento di questo genere).

Certo, a detta delle imprese, si tratta di un fenomeno forse meno opprimente rispetto al passato (anche grazie all’azione repressiva dello Stato), e sempre più specifico di determinati settori (per esempio, settore edile) e funzioni aziendali (per esempio, forniture, reclutamento personale); ma rimane il fattore cruciale che continua ad alterare e penalizzare gravemente l’imprenditorialità e il libero funzionamento dell’economia locale.

Come superare le criticità

Per superare queste gravi criticità, le imprese di ReggioLiberaReggio si aspettano da un lato più controllo e vigilanza sul territorio, e maggiore capacità di intervento per proteggere al meglio aziende e cittadini; dall’altro lato, invocano supporto economico a chi denuncia, via per esempio agevolazioni fiscali, e una azione migliore e ad ampio raggio degli enti di governo nazionale e locale per migliorare il contesto, istituzionale, infrastrutturale, e sociale, e ridurre quindi il drammatico isolamento in cui operano. Servono in altre parole interventi e azioni che supportino meglio e incoraggino il tessuto imprenditoriale locale che rigetta sempre più numeroso i condizionamenti mafiosi, e fa impresa in modo sano e con successo.

Le politiche utili a migliorare questa situazione

Le politiche per migliorare il contesto e uscire da questo quadro devono allora avere al centro innanzitutto investimenti per potenziare il sistema infrastrutturale e dei servizi, e un’azione più efficace ed efficiente degli enti di governo regionale e locale, e della macchina amministrativa. Inoltre, per contrastare più miratamente i condizionamenti mafiosi nell’economia, serve in particolare più controllo e vigilanza, e supporto effettivo alle imprese che denunciano.

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