di Sergio Pelaia – Un anno fa la Calabria ha vissuto il risveglio più tragico. Erano trascorsi mesi difficili: dopo una prima ondata pandemica l’estate aveva fatto ben sperare, ma poi erano tornate le preoccupazioni e i contagi, le restrizioni e le distanze. Aveva condotto e stava conducendo la Calabria attraverso tutto questo Jole Santelli, con la grazia e il piglio che le erano riconosciuti anche dagli avversari politici. Poi la mattina del 15 ottobre si è spenta. A 51 anni, nella sua casa di Cosenza, appena otto mesi dopo essere diventata la prima presidente donna eletta in questa regione e dopo una vita spesa per la politica. A quella notizia, quella mattina, la commozione ha travolto tutti, come tutti oggi sono coinvolti nel ricordo.
La carriera
La carriera
Era nata il 28 dicembre del 1968, aveva fatto studi classici al Telesio di Cosenza e poi si era laureata in Giurisprudenza alla Sapienza. I primi passi da avvocato li aveva mossi nello studio di Tina Lagostena Bassi e poi era arrivata a collaborare con Cesare Previti. L’approccio con la politica ha coinciso con l’iscrizione al Partito socialista, poi ha aderito a Forza Italia fin dalle origini, erano i primi anni ’90 e lei era giovanissima: a 28 anni già collaborava con l’ufficio legislativo del gruppo forzista al Senato, poi è passata anche a quello della Camera e nel 2000 è diventata coordinatrice del dipartimento Giustizia del partito. L’anno successivo è cominciata la sua carriera parlamentare: eletta deputata nel collegio di Paola, è poi rimasta in Parlamento per vent’anni, durante i quali è stata anche due volte sottosegretaria (nei governi Berlusconi terzo e Letta). Ha lasciato Montecitorio dopo la sua elezione a presidente della Regione, avvenuta il 26 gennaio 2020.
La tarantella e i duelli col governo
Ha fatto indubbiamente scelte senza precedenti. Ha saputo coniugare un approccio e un’immagine pop per cui è stata anche criticata ma che l’ha resa quasi un’icona – la tarantella ballata per festeggiare la vittoria e la maglietta “rock’n roll” l’hanno identificata anche nell’immaginario social dei più giovani – a un piglio determinato nella gestione dei rapporti istituzionali e politici con alleati e avversari. E ciò, con lei, valeva tanto nei confronti della sua maggioranza in consiglio regionale quanto verso il governo nazionale con cui ha spesso ingaggiato duelli che hanno fatto parlare della Calabria, una volta tanto non per omicidi e tragedie, in molte dirette tv nazionali.
Gli assessori e l’immagine della Calabria
Anche nella scelta degli assessori non ha fatto toccare palla a nessuno e ha stupito tutti con scelte come quelle di Capitano Ultimo, di Nino Spirlì e di Sandra Savaglio, figure non solo lontanissime tra loro, ma anche difficili da avvicinare a determinati contesti politico-istituzionali. Ha portato in Calabria Giovanni Minoli, che ancora guida la Film Commission e vuole fare della zona industriale di Lamezia la Hollywood calabrese, e ha fatto girare a Gabriele Muccino il criticatissimo spot su cui si sono sprecati fiumi d’inchiostro. Certo quello dell’immagine della Calabria da ricostruire era un suo pallino e probabilmente aveva in mente per questo scopo anche un percorso visionario che avrebbe continuato a far discutere.
Al di sopra di tutto
Insomma poteva piacere o meno, si poteva condividere o meno la sua linea politica, la sua determinazione, il suo trattare alla pari con i poteri romani che hanno sempre visto questo territorio come poco più di un’appendice, ma senza dubbio Jole Santelli volava alto, molto al di sopra delle quotidiane miserie del sottobosco politico locale. E avrebbe continuato a farlo. Non nascondeva la sua malattia e non ne faceva nemmeno un motivo di autocommiserazione, semplicemente la affrontava con una dignità e una forza non comuni. Non faceva che parlare del “sogno” di far conoscere la Calabria al mondo per tutto ciò che di bello e sconosciuto ancora nasconde. La morte l’ha colta all’improvviso mentre portava instancabilmente avanti il mandato che gli elettori le avevano affidato, ma la sua vita ha lasciato un segno indelebile nella storia di questa regione.