Unindustria scrive a Mattarella: “La Calabria diventi questione nazionale”

strage di ustica

La drammatica questione calabrese, che nasce dalle inaccettabili vicende della sanità ma che rischia di avere gravissime ripercussioni socio-economiche in tutti i settori, è al centro della lettera che i vertici degli industriali della regione hanno già indirizzato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nella missiva al Capo dello Stato, i più alti rappresentanti confindustriali hanno rivolto un appello alla sensibilità di Mattarella affinché “la Calabria assurga a questione nazionale, di cui l’Italia intera deve farsi carico nel rispetto dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale sanciti dalla Costituzione”.

La lettera, firmata dal vicepresidente nazionale di Confindustria, Natale Mazzuca, dal presidente di Unindustria Calabria Aldo Ferrara e dal presidente di Ance Calabria Giovambattista Perciaccante, è stata il frutto di una linea condivisa dal consiglio di presidenza regionale, di cui fanno parte i presidenti delle associazioni territoriali Fortunato Amarelli (Cosenza), Mario Spanò (Crotone), Domenico Vecchio (Reggio Calabria) e Rocco Colacchio (Vibo Valentia) nonché i presidenti della Piccola Industria, Daniele Diano, e dei Giovani imprenditori, Marella Burza. I rappresentanti del mondo imprenditoriale sottolineano come in Calabria “si faccia fatica a garantire la dignità della condizione di cittadini” con riferimento alle vicende, che hanno destato “profondo sconcerto”, riguardanti “il settore sanitario”.

La lettera, firmata dal vicepresidente nazionale di Confindustria, Natale Mazzuca, dal presidente di Unindustria Calabria Aldo Ferrara e dal presidente di Ance Calabria Giovambattista Perciaccante, è stata il frutto di una linea condivisa dal consiglio di presidenza regionale, di cui fanno parte i presidenti delle associazioni territoriali Fortunato Amarelli (Cosenza), Mario Spanò (Crotone), Domenico Vecchio (Reggio Calabria) e Rocco Colacchio (Vibo Valentia) nonché i presidenti della Piccola Industria, Daniele Diano, e dei Giovani imprenditori, Marella Burza. I rappresentanti del mondo imprenditoriale sottolineano come in Calabria “si faccia fatica a garantire la dignità della condizione di cittadini” con riferimento alle vicende, che hanno destato “profondo sconcerto”, riguardanti “il settore sanitario”.
Unindustria Calabria ha esposto, altresì, al presidente Mattarella “i rischi di una deriva sociale dagli sviluppi imprevedibili, generati dall’incontrollato e atavico tasso di disoccupazione, dal mancato rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni nella quasi totalità dei campi sociali e civili e dalla diffusa povertà. È di tutta evidenza che, in questa condizione di estrema fragilità, si comprometta l’esercizio dell’attività di impresa, diritto costituzionalmente garantito”.

Nella lettera si legge ancora: “Bisogna restituire la nostra Regione all’Italia, per porre fine al triste fenomeno dell’emigrazione che ha depauperato la nostra comunità delle più brillanti intelligenze e per azzerare il ritardo di sviluppo. È necessario che lo Stato cambi radicalmente strategia ed è per questo che ci rivolgiamo a Lei – scrivono gli industriali – come garante dell’unità nazionale oggi esposta a un rischio esiziale, affinché eserciti una funzione di forte stimolo verso le autorità di governo e la Calabria assurga così a questione nazionale”.
Unindustria chiede, infine, “di contribuire responsabilmente alla costruzione del futuro, affinchè possano essere avviate a soluzione le numerose criticità”: dai nuovi ospedali rimasti sulla carta, alla realizzazione dell’ Alta Velocità Ferroviaria, agli investimenti previsti dai Cis, dalla Green economy all’effettiva attuazione della Zes. E ancora, l’inserimento di Gioia Tauro nella Rust & Belt Road, l’attrazione di investimenti e la riqualificazione delle aree industriali, il turismo, la sfida del digitale. “Abbiamo bisogno di una reale dignità di cittadinanza: lo Stato non si sostituisca a noi, ma ci accompagni in una visione di crescita e di sviluppo di cui non possiamo non essere diretti protagonisti. Vogliamo dare il nostro contribuito al futuro della Calabria, senza piangerci addosso – concludono gli industriali calabresi – con la consapevolezza di dover realizzare il cambiamento necessario e con l’ambizione di avviare la stagione di un nuovo meridionalismo culturale e produttivo”.

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