Processo Heliantus contro il clan Labate a Reggio, chieste pene per due secoli

Queste le richieste al termine della requisitoria del sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Walter Ignazitto

Oltre due secoli di reclusione sono stati chiesti dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Walter Ignazitto, al termine della requisitoria del processo “Heliantus” che si celebra col rito abbreviato, davanti al gup Catalano, contro la cosca Labate di Gebbione, roccaforte della famiglia nota col soprannome “Ti mangiu”. Per i boss Pietro e Nino Labate il pm ha chiesto 20 anni di reclusione, nonché per Orazio Assumma e Rocco Cassone.

Le pene richieste

Le pene richieste

E’ di 18 anni la pena invocata per Domenico Foti alias “Vecchia Romagna” e per Santo Gambello, 14 anni e 14 anni e 10 mesi rispettivamente per i cugini omonimi Paolo Labate, figli dei due boss. Per tutti gli altri imputati il pm ha chiesto la condanna a pene che vanno da un anno e sei mesi a 17 anni di reclusione. L’operazione era scattata nel gennaio 2020 a conclusione di un’indagine della squadra mobile, coordinata dal procuratore capo Giovanni Bombardieri e dai sostituti procuratori Stefano Musolino e Walter Ignazitto, che aveva ricostruito l’organigramma della cosca Labate, la cui esistenza ha trovato riscontro nel capillare controllo del territorio e nella gestione di attività economiche e commerciali, segnatamente nel settore alimentare ed edilizio, riconducibili ad affiliati o a compiacenti prestanome, nonché nell’imposizione indiscriminata di estorsioni ad operatori economici e commerciali e ai titolari di piccole, medie e grandi imprese, in particolare nei confronti di quelli impegnati nell’esecuzione di appalti nel comparto dell’edilizia privata nell’area ricadente sotto il dominio della consorteria mafiosa.

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