“Capitano Ultimo” a Vibo Valentia per raccontare la sua vita da “combattente della legalità” e presentare il suo progetto politico nella lista “Libertà” che fa capo all’ex sindaco di Messina Cateno De Luca. Il generale dell’Arma, in corsa per la conquista di uno scranno al Parlamento europeo, nell’auditorium del Valentianum, incalzato dalle domande del giornalista Mimmo Famularo ha ripercorso le fasi salienti della sua vita da investigatore nella difficile lotta alle mafie.
Una carriera eccezionale
“Ultimo”, all’anagrafe Sergio De Caprio, per circa un trentennio è stato uno dei baluardi nella lotta a Cosa Nostra. Le sue gesta, rese celebri in tutto il mondo da alcuni sceneggiati televisivi, rappresentano una testimonianza di impegno nella difesa di quei valori di giustizia che sono alla base della convivenza civile. L’allievo prediletto del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e dell’ex comandante del Ros Mario Mori è passato allo storia per aver arrestato dopo mesi di indagini la belva umana Totò Riina. La primula rossa di Cosa Nostra latitante da quarant’anni. L’alto ufficiale dei carabinieri, da sempre nel mirino di Cosa Nostra che lo voleva morto, con le sue indagini minuziose è riuscito ad assestare colpi mortali alla mafia stragista siciliana che poteva contare sull’aiuto diretto di “pezzi” deviati dello Stato. La sua coraggiosa “guerra” alle mafie, in più di un’occasione, l’ha portato a rischiare la vita. Insieme al suo gruppo super addestrato di investigatori è riuscito a “penetrare” i tanti segreti di Cosa Nostra e a dare la caccia ai narcos della ‘ndrangheta a Milano. Solo la sua tenacia e quella del suo gruppo di investigatori ha condotto alcune tra le più complesse indagini sui colletti bianchi. Il capitano Ultimo, a pieno titolo, può vantarsi di far parte di quel gruppo ristretto di persone che hanno messo al muro la “banda” sanguinaria dei corleonesi. Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Mario Mori, Giuseppe De Donno e il nostro Sergio De Caprio, ancora oggi, vengono considerati i veri combattenti nella lotta al crimine organizzato. Se le mafie hanno abbassato la testa lo si deve ai loro metodi investigativi e al loro coraggio. Decine i boss che sono riusciti a spedire in galera.
La seconda vita di Ultimo
Nell’incontro del Valentianum il gen. De Caprio ha saputo indossare anche i panni del politico navigato. Senza tanti giri di parole e con estrema semplicità ha invitato i siciliani e i calabresi a ribellarsi e a svestirsi dai panni di sudditi per riconquistare la propria libertà. L’ufficiale dei carabinieri, che dopo trentuno anni si è tolto il passamontagna che copriva il suo viso, si è soffermato sulla necessità di votare persone credibili in grado di portare a Bruxelles le istanze delle fasce sociali più deboli. “Con il nostro movimento – ha sostenuto – vogliamo costruire un’ Europa libera e in grado di autodeterminarsi. Il mio progetto politico guarda alle fasce sociali più esposte alla povertà. Nell’Europa del futuro niente più emarginazione e miseria. Con Cateno De Luca vinceranno i senza voce e tutti coloro che non hanno il necessario per andare avanti”. Per quattro anni è stato assessore regionale all’Ambiente nella giunta guidata dalla compianta Jole Santelli che aveva incontrato per la prima volta a Orsomarso (il paese cosentino che gli ha attribuito la cittadinanza onoraria). L’ambiente è stato sempre uno dei suoi cavalli di battaglia e non solo per i suoi trascorsi al Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri. Tra i punti cruciali del suo programma le energie rinnovabili e il fotovoltaico. “Pensate 400 comuni, due milioni a testa per fare quattro ettari di fotovoltaico. Verrebbero prodotti 300 mila euro l’anno di risorse”.
Idee chiare sulla lotta alle organizzazioni mafiose: “Io mi concentro sull’incapacità dei dispositivi di sicurezza delle istituzioni per difenderci dalle mafie, dalla ‘ndrangheta, dalla camorra. È arrivato il tempo di chiudere i conti con queste organizzazioni, è arrivato il tempo di dirgli che noi gli negheremo i diritti politici, il diritto al lavoro a chi è stato condannato in via definitiva e ai loro parenti più affini se non si pentono o se non si dissociano dai loro parenti. È la battaglia a cui chiamo il popolo e coloro che hanno sofferto di più dalla mafia e dalle istituzioni. Nessuno rimarrà indietro”. In tema di infiltrazioni delle mafie nelle istituzioni si dice contrario allo scioglimento dei Comuni: “Siccome non riescono a sciogliere le cosche, sciolgono i comuni creando un danno alla comunità. Poi arrivano commissari senza risorse, mentre le cosche continuano i loro affari”.