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C’era una volta… Piccola storia con finale triste in un angolo assolato del Mediterraneo

Storia semiseria di una cittadina che si crogiolava sotto il sole, ignara del fato beffardo che la attendeva

C’era una volta, in un angolo assolato del Mediterraneo, una cittadina che si crogiolava sotto il sole, ignara del fato beffardo che la attendeva. Ogni cinque anni, come da tradizione, si celebrava il rito democratico: il popolo eleggeva il suo reggitore, sperando in un futuro radioso.

Era una carica ambita, certo, ma gravosa: sulle spalle del prescelto poggiava il destino della comunità, la sua tranquillità, la sua sicurezza. E diciamo la verità, la cittadina, pur vantando una bellezza antica e un glorioso passato, aveva bisogno di una rinfrescata: gli ultimi reggitori, diciamo così, non avevano brillato per lungimiranza, lasciandola un po’ scialba e malandata. I giovani, stanchi di una vita stagnante, preferivano cercare fortuna altrove, mentre i servizi pubblici arrancavano, arrancavano, arrancavano… insomma, un quadro non proprio idilliaco.

Dalla speranza alla pestilenza

Cinque anni fa, un barlume di speranza illuminò la cittadina: i cittadini, decisi a dare una svolta al loro destino, elessero una donna come reggitrice. Una signora non più giovanissima, certo, ma istruita, di bell’aspetto e con un’aria da “ce la posso fare”. All’inizio fu un tripudio: entusiasmo alle stelle, volontari che spuntavano come funghi per dare una mano, un’atmosfera da “finalmente si cambia!”. Ma il tempo, come un fiume implacabile, erode anche le speranze più tenaci. E così, piano piano, le cose iniziarono a storcersi. Non solo per colpa della reggitrice, sia chiaro, ma anche per un brutto scherzo del destino: una pestilenza di stampo medievale si abbatté sulla cittadina, gettandola nel caos e nella disperazione.

Tra favoritismi, gaffe epiche e promesse mai mantenute

La reggitrice, però, non si arrese. Anzi, sembrò quasi che la sventura la trasformasse in una versione caricaturale di sé stessa. Ogni giorno che passava diventava sempre più attenta al suo aspetto, sfoggiando abiti eleganti e sorrisi smaglianti. E soprattutto, amava farsi immortalare dai fotografi, pubblicando le sue foto sui “social” (che all’epoca si chiamavano giornali, ma lasciamo stare).
Questa sua vanità esasperata, per qualche strana ragione, non andava giù ai cittadini. Che, tra una risatina e l’altra, iniziarono a prenderla in giro bonariamente. Erano pur sempre italiani, dopotutto, e prendersi in giro è nel loro DNA. Ma il problema non era solo il suo atteggiamento da diva: la città continuava ad affondare, tra favoritismi, gaffe epiche (come la volta che parcheggiò la sua auto fiammante sul marciapiede, o quando occupò interi posti in prima fila per i suoi cari durante gli eventi mondani), e promesse mai mantenute. Insomma, sotto il suo regno non mancarono certo i momenti da “commedia all’italiana”. C’era l’inaugurazione dell’anfiteatro, un evento atteso con trepidazione, che si rivelò un flop colossale (e di cui ancora oggi nessuno conosce il motivo). C’erano i lavori pubblici che iniziavano e non finivano mai, o che finivano male. E c’era lei, la reggitrice, che sembrava più preoccupata dei suoi foulard di Hermès e delle sue scarpine Hogan che dei problemi della gente.

Alla fine del suo mandato, la bilancia pendeva decisamente verso il “non gradimento”. I cittadini ne avevano abbastanza, e i “superdecisori” della città decisero di dare una scossa alla situazione: candidarono un giovane pieno di belle speranze, pronto a risollevare le sorti della cittadina.
La reggitrice uscente, ovviamente, non la prese bene. Anzi, si infuriò con quei maledetti fotografi che la immortalavano con i suoi accessori griffati, anche in bicicletta (che c’è di male?). Ma ormai il gioco era fatto: il suo tempo era finito, e la cittadina si apprestava a voltare pagina, sperando in un futuro meno tragicomico e più… normale. Fine. O forse no? Chi lo sa, magari un giorno la storia si ripeterà… con un nuovo cast di personaggi stravaganti e un finale ancora più tragicomico!

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