Colpo ai Pesce di Rosarno, dal commercialista ai poliziotti indagati: chi va in carcere e chi ai domiciliari (NOMI)

Nella maxi operazione coordinata dalla Dda di Reggio Calabria sono state eseguite 53 ordinanze di custodia cautelare: 44 in carcere e 9 ai domiciliari. Ecco di chi si tratta

Sono 53 le ordinanze di applicazione di misure cautelari, di cui 44 in carcere e 9 agli arresti domiciliari, nei confronti di altrettanti soggetti indagati, quelle eseguite nella notte nel corso dell’operazione congiunta di Polizia, Carabinieri e Finanza sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. A vario titolo, le persone coinvolte nell’inchiesta devono rispondere di associazione mafiosa, detenzione, porto illegale e ricettazione di armi, estorsioni (consumate e tentate), favoreggiamento personale, aggravati dalla circostanza del metodo e dell’agevolazione mafiosa, nonché per traffico e cessione di sostanze stupefacenti (prevalentemente marijuana e hashish). Disposto il sequestro di una cooperativa agricola, con annessi capannoni industriali e terreni e un’impresa individuale – che ha come oggetto l’esercizio di attività agricola, con relativi terreni – per un valore stimato di oltre 8,5 milioni di euro. Numerose le perquisizioni. L’operazione di polizia scaturisce dalla convergenza investigativa di due attività di indagine – quella condotta dalla squadra mobile denominata ‘Handover’ e quella svolta dal Ros e dal Gico di Reggio Calabria denominata ‘Pecunia Olet’ – nei confronti della cosca Pesce, articolazione della ‘ndrangheta ramificata sul territorio di Rosarno e in altri comuni della Piana di Gioia Tauro, con interessi estesi in ambito nazionale e all’estero.

In carcere

In carcere

Per 44 indagati, il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere. Si tratta di Antonio Alessi, 54 anni di Rosarno; Marco Alviano, 24 di Rosarno; Domenico Bellocco, 45 anni di Rosarno; Rocco Bellocco, 32 anni di Gioia Tauro; Domenico Bellocco, 41 anni di Rosarno; Domenico Bellocco, 34 anni di Rosarno; Gioacchino Bonarrigo, 52 anni di Rosarno; Girolamo Bruzzese, 38 anni di Gioia Tauro; Giovanni Burzì, 31 anni di Joppolo; Giuseppe Cacciola, 34 anni di Rosarno, Giuseppe Cacciola, 32 di Rosarno; Carmine Giuseppe Cannatà, 30 anni di Rosarno; Domenico Ciurleo, 50 anni di Rosarno; Salvatore Consiglio, 40 anni di San Ferdinando; Salvatore Copelli, 53 anni di Gioia Tauro; Salvatore Corrao, 31 anni di Rosarno; Nazario Di Lella, 38 anni di Foggia; Salvatore Etzi, 38 anni di Taurianova; Luca Fedele, 39 anni di Torino; Giuseppe Antonio Ferraro, 50 anni di Rosarno; Giovanni Grasso, 29 anni di Rosarno; Ippolito Ieraci, 31 di Rosarno; Pasquale Loiacono, 28 anni di Gioia Tauro; Antonio Megna “u paperu”, 39 anni di Torino; Cristian Pagano, 41 anni di Rosarno; Benito Palaia, 42 di Rosarno; Gaetano Palaia, 45 anni di San Ferdinando; Antonino Pesce, “u pecura”, 39 anni; Antonino Pesce, “materassino”, 29 anni; Antonino Pesce, “pizzolino”, 38 anni; Antonino Pesce, “Nino Erre”, 30 anni; Francesco Pesce, 33 anni; Rocco Pesce, “u tirotta”, 50 anni; Savino Pesce, “u pecuraru”, 58 anni; Vincenzo Pesce, 69 anni; Bruno Pisano, 35 anni di Rosarno; Domenico Preiti, 53 anni di Rosarno; Giuseppe Saladino, 25 anni di Reggio Calabria; Piero Schimio, 26 anni di Limbadi; Giuseppe Seminara, 43 anni di Rosarno; Angelo Tarantino; il commercialista Tiberio Sorrenti, 57 anni di Rosarno.

Ai domiciliari

Per nove sono invece scattati gli arresti domiciliari: Armando Delisi, 31 anni di Rosarno; Giuseppe Ferlazzo, 34 anni di Rosarno; Salvatore Ferraro, 24 anni di Rosarno; Francesco Giovinazzo, 40 di Gioia Tauro; Francesco Antonio Ieraci, 27 anni di Rosarno; Michele Larosa, 47 anni di Rosarno; Francesco Benito Palaia, 48 anni di Taurianova; Giuseppe Papalia, 31 anni di Rosarno; Giuseppe Pesce, 24 anni di Rosarno.

Indagati anche poliziotti

Ci sono anche appartenenti alle forze dell’ordine fra gli indagati, per attività di favoreggiamento, nell’ambito dell’operazione Handover-Pecunia Olet, come ha spiegato il questore Bruno Megale, durante una conferenza stampa: “A dimostrazione – ha affermato – che l’attività della Polizia di Stato riguarda anche le proprie strutture, nella nostra attività non guardiamo veramente in faccia a nessuno”. Non attinti da misure cautelari, i poliziotti coinvolti nell’inchiesta avrebbero “chiuso un occhio” durante i controlli di alcuni esponenti del sodalizio. “Si tratta di singole condotte – chiarisce il procuratore Bombardieri – non tali determinare un’eventuale partecipazione o concorso col sodalizio”.

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