Comunali Catanzaro, Donato “strappa” la tessera del Pd: “Fiorita scelto da pochi privilegiati”

Il professore scrive a Irto e comunica le sue dimissioni irrevocabili: "Gravi deficit di democraticità". Resta in campo da candidato autonomo e civico
Comunali Catanzaro

Valerio Donato sbatte la porta e va via dal Partito democratico. Lo strappo era nell’aria e si è consumato con una lettera ufficiale indirizzata al segretario regionale Nicola Irto, al quello provinciale Domenico Giampà e al cittadino Fabio Celia, oltre al segretario del suo circolo di riferimento Marco Rotella. Il “campo largo” sognato da Enrico Letta e Francesco Boccia per la candidatura a sindaco di Catanzaro di Nicola Fiorita rischia davvero di tramutarsi in un campetto di calcetto. Se Aldo Casalinuovo aveva rispedito al mittente l’invito di fare un passo indietro in nome dell’unità rilanciando l’ipotesi di primarie aperte per la scelta del candidato del centrosinistra, Valerio Donato è andato oltre sfidando lo stesso Partito democratico del quale da oggi è avversario. “Il Pd – ha scritto nel documento – ha svolto un’attività prodromica alla scelta del candidato a sindaco mediante procedure che hanno manifestato in tutta evidenza gravi deficit di democraticità”.

“Decisioni prese da pochi privilegiati”

“Decisioni prese da pochi privilegiati”

Avanti ognuno per la sua strada. Donato strappa la tessera del Partito democratico e resta in campo quale candidato autonomo a sindaco di Catanzaro con il suo progetto civico che sta facendo proseliti nell’area moderati di destra e di sinistra. I motivi che hanno portato alle sue dimissioni dal Pd sono delle autentiche picconate al nuovo corso di Letta e di Irto. “La partecipazione dei più – sostiene Donato – ha ceduto il passo a decisioni – anche quelle interlocutorie – rimesse, prima, a pochi ‘privilegiati’, i quali hanno preferito adottare il tradizionale e consolidato criterio dei posizionamenti personali; e, poi, a decisioni, centralizzate e prive del rispetto dell’autonomia del territorio. Le modalità adottate – per vero ripetute anche nella formazione degli organi interni – non mi consentono di intravedere elementi di condivisione di una prospettiva politica comune e voluta dagli iscritti; sì che ho deciso di recedere dal Partito Democratico, con la speranza che l’area politica di riferimento possa ritrovare, in un immediato futuro, una prospettiva, fondata sulla partecipazione degli iscritti e dei simpatizzanti tutti”. Fine della storia. Quella tra Donato e il Partito democratico.

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