Coronavirus, rallenta il piano vaccini: ferme migliaia di dosi

covid a taverna

Il premier Mario Draghi aveva promesso giorni fa che “qualunque fosse la decisione finale dell’Ema” su AstraZeneca, “la campagna vaccinale proseguirà con rinnovata intensità”. E ora, in attesa del pronunciamento definitivo giovedì dell’Agenzia europea del farmaco sul vaccino anglo-svedese, si fanno stime sul possibile impatto della sospensione decisa dall’Agenzia italiana (Aifa). Conseguenze immediate, con decine di migliaia di prenotazioni per la somministrazione di AstraZeneca saltate, 7 mila al giorno nel solo Lazio, oltre un terzo del totale giornaliero, e ben più gravi se lo stop dovesse protrarsi o addirittura diventare definitivo. Senza contare l’effetto psicosi che le notizie di questi giorni, tra decessi sospetti e intervento cautelativo dei principali Paesi europei, potrebbe ingenerare nella popolazione anche in caso di ripresa dell’uso.

Nel giorno in cui l’Italia supera i due milioni di vaccinati con richiamo, poco più del 3% del totale, si calcola su dati del ministero della Salute che entro fine marzo senza AstraZeneca si rischierebbe di passare da oltre 7 milioni di dosi consegnate (comprese anche quelle di Pfizer e Moderna) a poco più di 4 milioni. Fonti del commissariato all’emergenza ridimensionano le previsioni più nere, sottolineando che AstraZeneca non rappresenta la parte più consistente delle forniture attese. Il generale Francesco Figliuolo aveva già assicurato che in caso di ritardi nelle consegne di Astrazeneca si sarebbe potuto compensare con Pfizer, ma adesso è in discussione – almeno fino a giovedì – l’uso stesso del prodotto di Oxford. Nonostante tutti gli esperti continuino a tranquillizzare sul suo utilizzo.

Nel giorno in cui l’Italia supera i due milioni di vaccinati con richiamo, poco più del 3% del totale, si calcola su dati del ministero della Salute che entro fine marzo senza AstraZeneca si rischierebbe di passare da oltre 7 milioni di dosi consegnate (comprese anche quelle di Pfizer e Moderna) a poco più di 4 milioni. Fonti del commissariato all’emergenza ridimensionano le previsioni più nere, sottolineando che AstraZeneca non rappresenta la parte più consistente delle forniture attese. Il generale Francesco Figliuolo aveva già assicurato che in caso di ritardi nelle consegne di Astrazeneca si sarebbe potuto compensare con Pfizer, ma adesso è in discussione – almeno fino a giovedì – l’uso stesso del prodotto di Oxford. Nonostante tutti gli esperti continuino a tranquillizzare sul suo utilizzo.

In attesa di “Johnson & Johnson”

La vaccinazione di massa secondo il nuovo piano nazionale dovrebbe decollare da metà aprile, con l’arrivo di milioni di fiale del vaccino monodose Usa Johnson&Johnson. “Dare fuoco a tutte le polveri e chiudere la partita” in pochi mesi, così ieri Figliuolo. Per ora si fanno i conti con le cancellazioni delle prenotazioni di cittadini ai quali era destinato AstraZeneca, passato dall’uso nella fascia 18-55 anni in quella fino a 65 anni e infine anche per gli over 65. Oltre al Lazio, una delle Regioni con la migliore performance vaccinale, anche la Toscana, pure tra le virtuose, rischia di dover cancellare 34 mila appuntamenti in una settimana. E la Lombardia, che doveva risalire la china dopo diversi problemi nella campagna, ha rinviato 33.500 vaccinazioni tra domani e giovedì.

In Italia finora quasi 1,1 milioni di persone hanno ricevuto la prima iniezione di Astrazeneca, che prevede un richiamo molto più distanziato degli altri vaccini, a tre mesi. Il problema della seconda dose non si pone quindi immediatamente, essendo iniziato l’uso del vaccino realizzato anche a Pomezia l’11 febbraio (seconda dose a maggio). “Confidiamo che riceveranno il richiamo nei tempi previsti”, ha dichiarato Gianni Rezza dell’Istituto superiore di sanità. Il caso AstraZeneca ha oscurato l’inaugurazione ufficiale del primo drive-through della Difesa a Milano, già attivo da venerdì e che dovrebbe arrivare a 2 mila vaccinati senza scendere dall’auto al giorno. In questi giorni erano stati convocati gli insegnanti, ai quali in massima parte va AstraZeneca. (ANSA)

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