E’ durata poco più di 30 minuti l’udienza davanti al Tribunale del riesame sull’appello proposto dal sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Stefania Paparazzo contro l’ordinanza, vergata dal gip Francesca Pizii, con cui il 27 marzo scorso, sono stati disposti gli arresti domiciliari solo nei confronti di due dei 16 indagati, tra operatori socio-sanitari, educatori, infermieri professionali e direttore sanitario, coinvolti nell’inchiesta sul San Francesco Hospital.I difensori del direttore sanitario della Rsa Maria Teresa Lucia Pontieri, gli avvocati Armando Veneto e Giacomo Maletta, hanno sollevato alcune eccezioni preliminari davanti ai giudici del Riesame, riguardanti la mancata presentazione al Tribunale dei video relativi alle indagini e afferenti ai presunti maltrattamenti, ritenuti fondamentali ai fini della prova. Video che il pubblico ministero ha presentato solo oggi in aula, potendo scegliere quali tipi di prova presentare davanti al Riesame al momento del deposito dell’appello. I giudici hanno dato un congruo termine per visionare le immagini rinviando l’udienza al prossimo 23 luglio. L’appello proposto dal pubblico ministero riguarda gli indagati a piede libero, rispetto ai quali la procura chiede gli arresti domiciliari. Si tratta di Francesco Voci, Antonio Munizza, Anna Iannoccari, Antonio Pupazzo, Rita Cerminara, Concetta Scarfone, Marco Amoroso, il direttore sanitario Maria Teresa Lucia Pontieri, Luca Scardamaglia, Caterina Serratore, Etleva Ramaj, (assistiti dai legali Nicola Tavano, Armando Veneto, Clara Vento, Giacomo Maletta, Nunzio Raimondi, Stefania Mantelli, Vincenzo Cicino) si dovranno presentare davanti ai giudici del Riesame. E non solo loro. Nell’udienza a porte chiuse, si sono dovuti presentare anche gli operatori socio-sanitari Luca Pilato, Marco Rocca e Antonino Massara, nei cui confronti il gip ha disposto il divieto di dimora nel Comune di Settingiano. Misura restrittiva questa ultima, ad avviso del magistrato titolare del fascicolo del tutto inadeguata: il divieto di dimora non impedirebbe agli operatori socio-sanitari di lavorare a contatto con anziani ospiti di altre strutture presenti nel territorio nazionale, non potendosi escludere il rischio che gli indagati possano reiterare altrove quelle stesse condotte adottate al San Francesco Hospital e ritenute gravi dal gip. Tra l’altro nulla vieta con un semplice divieto di dimora che Pilato, Rocca e Massara, dipendendo dall’associazione Vivere Insieme, titolare di diverse cliniche presenti nel territorio catanzarese, come la clinica Madonna di Porto di Gimigliano e la clinica San Vito Hospital di San Vito sullo Jonio, possano essere destinatati ad altra sede lavorativa.
g. p.