Muore travolto da un albero nel Cosentino, nessun chiarimento per i familiari

I colleghi invece di allertare il 118 hanno chiamato il datore di lavoro. L'uomo è stato portato in auto in ospedale dove è giunto ormai privo di vita

Mistero sull’ennesimo incidente sul lavoro, nel Cosentino. E’ successo a Cellara, la vittima, Ionel Schipor, 33 anni, era assunto da un’impresa di Figline Vegliaturo: a portarlo in ospedale, in auto, sarebbe stato il fratello del titolare. I familiari sanno solo che è morto al lavoro, colpito e schiacciato dalla grossa cima di un albero che stava tagliando, a Cellara. I familiari non sanno cosa sia veramente accaduto a Ionel Schipor, a quasi due settimane da una tragedia passata del tutto sotto silenzio, e per avere risposte si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., che si è subito attivato, innanzitutto per acquisire tutta la documentazione disponibile. Schipor, aveva solo 33 anni, era originario della Romania, dove ha lasciato i genitori e diversi fratelli per venire a vivere in Italia, dove si era sposato, aveva messo su famiglia e abitava, a Fagnano Castello in provincia di Cosenza. Aveva un lavoro, non occasionale né in nero: era regolarmente assunto come operaio, dal gennaio 2021, dalla ditta Nicoletti Fabio di Figline Vegliaturo, impresa di coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali e anche ad attività boschive legate al legname.

La tragedia

La tragedia

Venerdì 14 maggio Ionel era impegnato per conto della sua azienda nel taglio di alcuni alberi in un’area a bosco sita nel territorio comunale di Cellara. Di più la moglie, sua connazionale, e i familiari non sanno. Stando alle frammentarie notizie ricevute, per lo più dai carabinieri della stazione di Mangone, attorno alle 11:00 Schipor sarebbe stato travolto dalla cima di un albero precedentemente abbattuto che si sarebbe spezzata durante il taglio, da parte della vittima, di un’altra pianta vicina a cui la prima era rimasta appoggiata, e che gli sarebbe crollata da svariati metri di altezza proprio sul capo. I colleghi presenti hanno prima chiamato il datore di lavoro e anziché allertare il 118, il titolare avrebbe mandato in loco un fratello, il quale avrebbe caricato in macchina il povero operaio in fin di vita trasportandolo all’ospedale Annunziata di Cosenza, dove però Schipor è arrivato già morto, spirato, durante il tragitto, a causa dei gravissimi traumi da schiacciamento riportati.

La Procura di Cosenza indaga

Uno dei pochi elementi certi nella vicenda è che la Procura di Cosenza, attraverso il pm Margherita Saccà, come da prassi, ha aperto un procedimento penale con l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Un “modello 21”, cioè già con indagati. La moglie del giovane operaio non ha ancora ricevuto il nulla osta per poter procedere con il rimpatrio in Romania della salma, ricomposta nella camera mortuaria dell’Annunziata ed evidentemente ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria, la quale però non ha sin qui notificato nulla ai familiari in merito ad un’eventuale perizia autoptica. Né la famiglia ha ricevuto altre comunicazioni e non è a conoscenza delle indagini effettuate o disposte, perché ovviamente, oltre a chiarire cosa sia effettivamente successo, andrà accertato se quell’attività boschiva sia stata svolta nel rispetto di tutte le misure e i presidi di sicurezza previsti e se l’azienda abbia fornito ai suoi dipendenti, per effettuarla, i macchinari e le attrezzature necessari, oltre all’altrettanto fondamentale formazione degli addetti. La vedova ha quindi deciso di affidarsi, attraverso il consulente legale Giuseppe Cilidonio, a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha già messo in moto il suo pool di esperti e legali per interfacciarsi con la Procura cosentina e con gli inquirenti, per acquisire copia degli atti, a cominciare dal rapporto degli ispettori dello Spisal per andare a fondo sulla dinamica dei fatti.

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