Rinascita Scott, il pentito e i contatti con il narcos albanese “protetto da un ministro corrotto”

Il collaboratore di giustizia Antonio Guastalegname rivela alla Dda di Catanzaro i contatti con un narcotrafficante albanese: "Mi propose di smerciare droga negli stadi piemontesi"

di Mimmo Famularo – Le armi con i Sinti, la droga con gli albanesi. Non era un affiliato alla ‘ndrangheta ma Antonio Guastalegname, l’imprenditore di Vibo Marina, nuovo collaboratore di giustizia, sapeva a chi rivolgersi per soddisfare le richieste di chi a lui si rivolgeva. Al pm antimafia Antonio Di Bernardo racconta, tra un omissis e un altro, i contatti che il 53enne trapiantato in provincia di Asti aveva con alcuni tra i principali luogotenenti dei boss di ‘ndrangheta del Vibonese ma anche con trafficanti di armi e di droga, una delle sue principali specialità.

I contatti con i narcos albanesi

I contatti con i narcos albanesi

Parlando di droga e di narcos, Guastalegname cita più volte e riconosce nell’album fotografico che gli viene mostrato Valerio Navarra, ritenuto dagli inquirenti vicinissimo al boss di Zungri Antonio Giuseppe Accorinti, originario del Vibonese ma trasferitosi in Toscana, base operativa dei suoi affari. Navarra – secondo quanto riferito dal pentito – aveva contatti con soggetti albanesi. “Questi ultimi – mette a verbale Guastalegname – avevano l’appoggio del governo albanese, se non ricordo male il soggetto corrotto era il Ministro della Giustizia o degli Interni o comunque un personaggio politico importante albanese”. Un legame che il collaboratore di giustizia dice di aver appreso da un certo Eduard o Robert in un viaggio sulla Firenze-Bologna: “Mi propose di smerciare direttamente io, senza intermediari, la loro droga negli stadi piemontesi e per invogliarmi sottolineò la facilità con cui potevano organizzare importazioni di erba potendo contare ‘sull’appoggio del governo albanese’ (espressione sua) in forza del quale potevano movimentare grosse partite senza temere controlli”. Per gli inquirenti si tratterebbe di Robert Lazaj, nato in Albania nel 1972. Lo stesso Guastalegname lo riconosce in foto: “Confermo – sottolinea – che si tratta della persona di cui vi stavo riferendo e si tratta del parente del ministro del Governo albanese che assicurava la copertura su questi traffici”.

Il traffico di armi con i Sinti

Guastalegname avrebbe avuto legami con soggetti di etnia sinti dediti al furto di armi. A scoprirlo è Nazzareno Colace, uno dei “fedelissimi” del boss Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni” che dopo il 2010 si reca ad Asti per chiedergli di procurare delle armi da portare a Vibo. “In quel periodo – ricorda il collaboratore di giustizia – sapevo che c’era la faida in corso in provincia di Vibo Valentia e che gli servivano armi, anche perché lo stesso Colace mi diceva che gli servivano per questo motivo. Del trasporto di armi me ne sono occupato direttamente io, trasportandole in macchina fino in Calabria. Le armi le ho trasportate una volta io ed un‘altra volta un ragazzo di Briatico (robusto, che potrei riconoscere in foto), che ho dedotto fosse un parente degli Accorinti di Briatico”. Già condannato a trenta anni di reclusione in primo e in secondo grado per l’omicidio del tabaccaio di Asti Manuel Bacco, ucciso nel corso di una rapina il 19 dicembre del 2014, Guastalegname parla di diversi fatti di sangue ma le sessanta pagine di verbale sono pieni di omissis. “Mi riservo di fornire ulteriori particolari – preannuncia – in ordine ad alcuni omicidi e nello specifico a delle notizie su fatti di sangue che ho ricevuto da Nazzareno Colace. Mi riferisco agli omicidi ai quali ho già fatto cenno nei precedenti verbali e sui quali posso riferire in maniera più approfondita”.

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