di Bruno Mirante – Il passaggio di consegne alla guida del Partito Democratico non ha creato particolari scossoni in merito alla disegnazione di Nicola Irto quale candidato unitario del Pd alle elezioni regionali. Il nuovo corso tracciato da Enrico Letta, quantomeno in linea teorica, coincide a livello regionale con la necessità di allargare la coalizione ai partiti del centrosinistra e ai movimenti civici. La convergenza delle varie anime del partito calabrese sulla candidatura del vicepresidente del Consiglio regionale (circostanza per nulla scontata visti i precedenti), tuttavia, secondo diversi dirigenti locali potrebbe non bastare al fine della costruzione di un’alleanza “larga” capace di ricalcare la coalizione del governo giallorosso poi confluita nell’intergruppo parlamentare che tiene insieme democratici, Articolo 1 e Movimento 5 stelle. Per queste ragioni, in occasione delle recenti assemblee di circolo che si sono svolte su tutto il territorio regionale, chiamate ad esprimersi su i “21 punti” inviati dal nuovo segretario nazionale, diversi dirigenti del partito hanno chiesto al commissario regionale Stefano Graziano di convocare il tavolo del centrosinistra per verificare l’eventuale convergenza, soprattutto di Articolo 1 e 5 stelle sulla candidatura del politico reggino. Le premessa, infatti, non paiono confortanti. Se le federazioni provinciali di Articolo 1 di Catanzaro e Vibo, infatti, hanno già scelto di sostenere Luigi De Magistris (causando la reazione del gruppo dirigente regionale), anche tra i vertici calabresi del partito di Speranza paiono esserci resistenze sul nome di Irto.
Ancora più complicata è invece la situazione interna al Movimento 5 Stelle. Non è un mistero che la base del movimento guardi al tandem civico “De Magistris- Tansi”. Tra defezioni ed espulsioni il movimento di Grillo è in piena crisi identitaria e nella giornata di ieri ha dato mandato all’ex premier Giuseppe Conte di trasformare il “partito del vaffa” in una forza politica moderata e progressista. Un’operazione di difficile comprensione per molti grillini della prima ora che potrebbe avere ripercussioni importanti anche in vista delle regionali.
Ancora più complicata è invece la situazione interna al Movimento 5 Stelle. Non è un mistero che la base del movimento guardi al tandem civico “De Magistris- Tansi”. Tra defezioni ed espulsioni il movimento di Grillo è in piena crisi identitaria e nella giornata di ieri ha dato mandato all’ex premier Giuseppe Conte di trasformare il “partito del vaffa” in una forza politica moderata e progressista. Un’operazione di difficile comprensione per molti grillini della prima ora che potrebbe avere ripercussioni importanti anche in vista delle regionali.
Il commissario Graziano è decaduto?
A guidare le operazioni propedeutiche alla campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale, dal Pollino allo Stretto, è il dirigente campano Stefano Graziano, inviato dall’ex segretario Zingaretti a tenere le redini di un partito che non riesce a uscire dal commissariamento. Tuttavia, osservano dirigenti di primo piano del partito regionale, con le dimissioni di Zingaretti, Graziano non avrebbe i titoli per ricoprire il delicato ruolo di commissario. Il “caso Calabria”, insomma, dovrà essere affrontato a 360 gradi dal segretario nazionale che potrebbe confermare la fiducia a Graziano oppure scegliere un altro commissario. Quel che è certo, infatti, è che nessuno nel partito regionale reclama la celebrazione del congresso fino a quando non si saranno cristallizzati gli equilibri a livello nazionale.