Assunzioni fantasma e truffe all’Inps di Catanzaro, condannati il pentito e la moglie

Il giudice ha inflitto pene lievemente più pesanti rispetto alla richiesta del pubblico ministero per i due imputati che hanno scelto il rito abbreviato
tribunale catanzaro

 di Gabriella Passariello-  Si chiude il primo capitolo giudiziario per due imputati, giudicati con rito abbreviato, finiti in una inchiesta che punta a far luce su un’organizzazione ben strutturata, finalizzata ad ottenere l’indennità di disoccupazione dichiarando assunzioni fantasma, beffando l’Inps di Catanzaro e che ha già portato 48 imputati a processo. Il gup Paola Ciriaco ha inflitto al collaboratore di giustizia Tommaso Rosa (assistito dal legale Felice Bruni presente in aula per delega della collega Simona Celebre) 1 anno e sei mesi di reclusione mentre ad un anno di reclusione è stata condannata la moglie Concetta Di Noia (difesa dall’avvocato Maria Greco su delega del legale Eleonora Appolloni), entrambi imputati anche nell’inchiesta della Dda, nome in codice “Basso Profilo”, già condannati in primo grado con rito abbreviato rispettivamente a 11 anni e 5 mesi di reclusione e a 9 anni sei mesi più il pagamento di 14mila euro di multa.

Pene più severe rispetto alla richieste del pm

Pene più severe rispetto alla richieste del pm

Il giudice ha sentenziato condanne più pesanti rispetto alle richieste formulate in aula dal Francesco Bordonali, che dopo aver riferito sui capi di imputazione che vanno dall’associazione a delinquere alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e chiarito lo specifico ruolo svolto nella vicenda, aveva invocato per il pentito 6 mesi di reclusione con le attenuanti derivanti dalla sua collaborazione con la giustizia e 8 mesi per la consorte. Entrambi gli imputati in qualità di promotori, si sarebbero associati per incassare i soldi del sussidio, creando la ditta individuale “Futur Service di Comberiati Monica”, partecipe dell’organizzazione e condannata anche lei in Basso Profilo patteggiando la pena ad un anno e sei mesi. Per altri due tronconi della stessa inchiesta c’è già stato in tempi diversi il rinvio a giudizio, e precisamente il 20 maggio scorso sono stati mandati a processo 44 imputati (LEGGI QUI) e il 13 giugno altri quattro (LEGGI QUI).

Il sistema delle truffe all’Inps

Si tratta di un’azienda, quella della Futur service, con sede a Sellia Marina, dove sarebbero stati denunciati all’Inps 51 rapporti di lavoro inesistenti, dal momento che, secondo le ipotesi di accusa, nessuno degli imputati, avrebbe mai svolto alcuna attività per questa ditta.  Tommaso Rosa, capo dell’associazione avrebbe svolto il ruolo di amministratore di fatto della Futur Service, insieme alla moglie, falsa dipendente, così come il figlio Andrea Rosa, tra l’altro institore della società “R service srl”, la cui gestione di fatto sarebbe riconducibile al padre Tommaso. In concorso tra loro, con artifici e raggiri avrebbero incassato complessivamente 89.900,31 euro a titolo di indennità di disoccupazione, ingannando l’Istituto di previdenza. Tommaso Rosa, Concetta di Noia, Andrea Rosa e Monica Comberiati, si sarebbero appropriati del 75%  di queste somme erogate dall’Inps corrispondendo ai singoli lavoratori falsamente assunti solo il 25% del sussidio spettante a ciascuno.

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