di Gabriella Passariello- In quattro a giudizio nell’ambito dell’inchiesta della Procura guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri, che punta a far luce su un’organizzazione ben strutturata, finalizzata ad ottenere l’indennità di disoccupazione dichiarando assunzioni fantasma, beffando l’Inps di Catanzaro, accusati a vario titolo di associazione a delinquere e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. I rinvii a giudizio riguardano le posizioni stralciate, per difetti di notifica o per legittimo impedimento dal gup Paola Ciriaco il 20 maggio scorso, giorno in cui sono stati mandati a processo altri 44 imputati, disponendo un non luogo a procedere (LEGGI QUI). Il giudice ha rinviato oggi a giudizio Concetta Mungo, 64 anni, di Cropani; Giuseppe Ieriti, 37 anni, Crotone, difesi entrambi dall’avvocato Alessandra Coppolino, Debora Gigliotti, 45 anni, Cotronei, difesa dall’avvocato Lucia Conte e Pierina Bonofiglio, 55 anni, di Roccabernarda. Il processo nei loro confronti inizierà il prossimo 15 dicembre davanti ai giudici del Tribunale collegiale.
Gli abbreviati
Gli abbreviati
Hanno invece optato per il rito abbreviato il collaboratore di giustizia Tommaso Rosa e la moglie Concetta Di Noia, imputati nell’inchiesta della Dda, nome in codice “Basso Profilo”, già condannati in primo grado con rito abbreviato rispettivamente a 11 anni e 5 mesi di reclusione e a 9 anni sei mesi più il pagamento di 14mila euro di multa. Entrambi in qualità di promotori, si sarebbero associati per incassare i soldi del sussidio, creando la ditta individuale “Futur Service di Comberiati Monica”, partecipe dell’organizzazione e condannata anche lei in Basso Profilo patteggiando la pena ad un anno e sei mesi.
Il sistema delle truffe all’Inps
Si tratta di un’azienda con sede a Sellia Marina dove sarebbero stati denunciati all’Inps 51 rapporti di lavoro inesistenti, dal momento che, secondo le ipotesi di accusa, nessuno degli imputati, avrebbe mai svolto alcuna attività per questa ditta. Tommaso Rosa, capo dell’associazione avrebbe svolto il ruolo di amministratore di fatto della Futur Service, insieme alla moglie, falsa dipendente, così come il figlio Andrea Rosa, tra l’altro institore della società “R service srl”, la cui gestione di fatto sarebbe riconducibile al padre Tommaso. In concorso tra loro, con artifici e raggiri avrebbero incassato complessivamente 89.900,31 euro a titolo di indennità di disoccupazione, ingannando l’Istituto di previdenza. Tommaso Rosa, Concetta di Noia, Andrea Rosa e Monica Comberiati, si sarebbero appropriati del 75% di queste somme erogate dall’Inps corrispondendo ai singoli lavoratori falsamente assunti solo il 25% del sussidio spettante a ciascuno. L’udienza nei confronti di Rosa e Di Noia proseguirà il prossimo 24 giugno ed è prevista la requisitoria del pubblico ministero.