Dati allarmanti. In Italia le patologie cardiovascolari sono la prima causa di morte. Entro il 2030, dati statistici alla mano, in tutto il mondo moriranno per malattie cardiovascolari 24 milioni di persone. Di fronte a questo dato planetario gli Stati dovrebbero cominciare ad attrezzarsi investendo nuove risorse economiche in ricerca, strutture ospedaliere e attrezzature elettromedicali di ultima generazione. L’Italia, purtroppo, viaggia a due velocità. Da una parte il Sistema sanitario pubblico e privato del Nord, in continuo aggiornamento per la presenza di maggiori capitali di soggetti privati, dall’altra le regioni del Sud che chiudono ospedali e tagliano posti letto per mancanza di personale sanitario e di risorse finanziarie.
Situazione drammatica al Sud
Nel Meridione, tranne qualche isola felice, la situazione è drammatica. La Calabria, quasi sicuramente, è una delle regioni italiane dove l’offerta sanitaria pubblica segna il passo per mancanza di presidi ospedalieri moderni, personale medico-infermieristico e macchinari. Per sopperire a queste carenze ataviche non bastano più la professionalità e i sacrifici immani degli operatori sanitari. Per voltare pagina occorre disegnare un nuovo sistema sanitario. A partire dalla realizzazione delle nuove strutture ospedaliere i cui lavori vanno molto a rilento. In questa catastrofe strutturale si inserisce l’intero settore cardiologico e cardiochirurgico calabrese che comprende ben 15 Unità operative tra quelle cardiologiche e cardiochirurgiche.
La mappa calabrese
Le più avanzate sono quelle di: Catanzaro, guidate dal prof. Ciro Indolfi, dal prof. Pasquale Mastroroberto e dal dottore Vincenzo Ciconte; Reggio Calabria, che fanno capo ai dottori Pasquale Fratto e Frank Benedetto; Cosenza diretta dal dottore Antonio Curcio. Le altre Uoc sono ubicate a Castrovillari, Lamezia Terme, Corigliano Rossano, Vibo Valentia, Cetraro Paola, Crotone, Polistena e Belvedere Marittimo. Nonostante le difficoltà strutturali in cui sono costretti ad operare tutti i cardiologi calabresi la qualità del servizio è di primo ordine. Lo dimostrano in maniera inconfutabile i dati relativi alla mortalità dei pazienti in cura.
La “rivoluzione” Indolfi, un esempio per Occhiuto
Nonostante il grande impegno e la preparazione dei cardiologi e cardiochirurghi che operano in Calabria la migrazione sanitaria nei Centri ospedalieri del Centro-Nord continua ed è inarrestabile soprattutto per quanto riguarda la cardiochirurgia. Come mai? Questo interrogativo se lo dovrebbe porre il governatore della Calabria Roberto Occhiuto il quale dovrebbe con maggiore attenzione ascoltare le richieste che provengono dagli addetti ai lavori. Primo su tutti il prof. Indolfi che con la sua equipe di livello europeo ha rivoluzionato la cardiologia interventistica calabrese. Naturalmente il cattedratico non è il solo in Calabria a poter consigliare il Commissario ad acta Occhiuto a fare delle scelte appropriate per rafforzare l’intera rete cardiologica calabrese. Ci sono professionisti come Pasquale Mastroroperto, Giovanni Bisignani, Roberto Ceravolo, Silvana De Bonis, Alfredo De Nardo, Francesco Greco, Maria Teresa Manes, Fabio Megna, Vincenzo Amodeo e Giorgio Ventura che potrebbero che grande competenza dire la loro sul futuro della cardiologia calabrese. Una branca della medicina che avrebbe bisogno di nuove e moderne strutture operative per volare ancora più in alto. Per curare i cardiopatici ci pensano i pochi medici disponibili. Per avere strutture migliori, un maggiore numero di medici, posti letto e attrezzature mediche d’avanguardia ci deve pensare il commissario ad acta. Quando?
*Nel video le interviste a Roberto Caporale e a Vincenzo Ciconte