Assunti per ricoprire un ruolo e impiegati in altre mansioni. In una solo parola “imboscati”. Sono i medici, infermieri e oss che, per un motivo o per un altro, hanno lasciato la corsia dell’ospedale Jazzolino per accomodarsi dietro la più comoda scrivania di un ufficio. All’Asp di Vibo Valentia sono 23 le unità di personale sanitario che si occupano di cose diverse rispetto a quelle per le quali erano stati assunti. A questi si aggiungono altre 109 unità in possesso di inidoneità certificata e/o idoneità con prescrizioni limitanti rispetto alle mansioni proprie della qualifica di appartenenza. Il dato emerge in una nota con cui l’Asp di Vibo Valentia guidata dal commissario straordinario Battistini, ha dato riscontro alla richiesta di informazioni avanzata dal capogruppo del Movimento 5 Stelle, Davide Tavernise, in riferimento alla “campagna” avviata dal pentastellato per scovare i cosiddetti “medici imboscati” nelle aziende calabresi. Nel report finora stilato da Tavernise sono finora oltre 1.300 gli operatori sanitari impiegati in mansioni diverse da quelle per cui sono stati assunti o con inidoneità certificata e/o idoneità con prescrizioni limitanti: all’appello mancherebbe ancora la risposta dell’Asp di Cosenza.
L’istruttoria dell’Asp di Vibo
L’istruttoria dell’Asp di Vibo
Nella nota, stilata al termine di un’istruttoria, il commissario dell’Asp vibonese Battistini intende peraltro precisare per completezza di trattazione, che “essere titolare di limitazioni implica solamente una restrizione delle modalità di attendere alla mansione, che continua ad essere svolta al netto della limitazione stessa; la ‘limitazione’ nell’esercizio di una mansione, infatti, è un istituto previsto dalla normativa proprio per armonizzare la puntuale erogazione del servizio con la migliore tutela della salute del lavoratore, ed è una misura applicata in relazione alle diverse tipologie di condizioni patologiche o anche fisiologiche tutelate. Per quanto precede, il personale sanitario portatore di limitazioni non è sottratto alle mansioni, ma le assolve in modo mirato in base alla condizione individuale, talvolta per un periodo di tempo definito, come nel caso delle gestanti o delle madri in allattamento. Ancora, nell’analisi dei numeri allegati bisogna tenere presente la tipologia del lavoro in sanità: nel nuovo elenco per l’accesso all’Ape social del 2018 di attività gravose sono ricompresi anche infermieri e ostetriche, alla pari di operai edili, agricoli e siderurgici. In conclusione, la popolazione lavorativa sanitaria della Asp di Vibo Valentia ha una morbilità — che genera limitazioni — in linea con quella della popolazione generale pur avendo un’età media elevata e svolgendo un lavoro ritenuto usurante dalla norma”.