di Mimmo Famularo – Così vicini e così distanti. Prima amici e alleati, poi nemici e avversari. Ora non si sa. Sergio Abramo e Mimmo Tallini rappresentano ciò che Catanzaro è stata almeno negli ultimi venti anni. Protagonisti di un’epoca che volge al termine perché ogni ciclo ha un inizio e ha pure una fine. Ma siamo proprio sicuri che la loro storia politica sia ormai ai titoli di coda? Tutti gli indizi lasciano presupporre che il sipario stia davvero per chiudersi. Più di qualcuno non crede tuttavia al loro pensionamento. Quali saranno le prossime mosse?
Tallini e l’endorsement per Talerico
Tallini e l’endorsement per Talerico
Nelle ultimissime ore hanno abbandonato Forza Italia tutti i “fedelissimi” di Tallini. Non solo Ivan Cardamone ma una serie di sostenitori dell’ex coordinatore provinciale. Per loro Forza Italia si è trasformata nel “partito di Mangialavori” e le dimissioni di Tallini provocheranno “un’inevitabile emorragia di voti”. I fatti dicono che a riorganizzare il nuovo ciclo azzurro sarà Marco Polimeni mentre Giuseppe Mangialavori sta traghettando i “berluscones” catanzaresi verso l’accordo con Valerio Donato. L’intesa di massima è già stata raggiunta e restano solo da definire gli ultimissimi dettagli ma Forza Italia potrebbe correre anche con il proprio simbolo o con qualcosa di simile. E Tallini? La strada è segnata: appoggerà Antonello Talerico. “E’ il vero candidato del centrodestra”, sostiene l’ex presidente del Consiglio regionale della Calabria (LEGGI QUI). D’altronde l’avvocato catanzarese non ha mai lasciato Forza Italia sotto le cui insegne si è candidato alle ultime Regionali risultando il primo dei non eletti. Nel frattempo ha vinto il primo round della battaglia giudiziaria con Valeria Fedele e se dovesse entrare a palazzo Campanella sarà, a tutti gli effetti e fino a prova contraria, un consigliere regionale di Forza Italia (LEGGI QUI). C’è di più: Antonello Talerico rappresenta per Tallini la “vera discontinuità” da chi ha amministrato negli ultimi cinque anni Catanzaro mentre l’avvicinamento di pezzi interi del centrodestra al progetto di Valerio Donato “un’opportunità politica” per “un’ammucchiata nociva alla città” (LEGGI QUI). Il vero obiettivo che unirebbe Tallini e Talerico sarebbe quello di sbarrare la strada a Mangialavori e trascinare Valerio Donato al ballottaggio per poi trasformarsi nell’ago della bilancia e, magari, sostenere il candidato del centrosinistra Nicola Fiorita nella sfida finale. In politica, d’altronde, la convergenza fa rima con convenienza e sconfiggere Mangialavori sarebbe la più grande rivincita del duo Tallini-Talerico che potrebbe diventare un trio con l’aggiunta di Claudio Parente.
L’incognita Abramo
L’altra domanda da un milione di dollari riguarda il futuro di Sergio Abramo: cosa farà il sindaco uscente? Pubblicamente va dicendo che terminata questa esperienza politica tornerà a occuparsi delle sue aziende (LEGGI QUI). In pochi ci credono anche se le porte dove ha fin qui bussato sono rimaste chiuse. Valerio Donato ha ufficialmente messo un veto a qualunque appoggio, diretto o indiretto (LEGGI QUI). Lo ha detto e lo ha ribadito a chiare lettere. Il prof dell’Umg non perde l’occasione per criticare l’amministrazione Abramo ma pezzi importanti della maggioranza che l’hanno sostenuta dialogano con lui e sono pronti a ricandidarsi a suo sostegno (LEGGI QUI). Un’operazione di “riciclaggio” politico per qualcuno o, più elegantemente, un “maquillage” per nascondere la polvere di casa sotto il tavolo. Chiamasi contraddizioni. Abramo non ha certamente governato da solo e le responsabilità del fallimento (vero o presunto) non sono solo sue. E’ possibile un ricongiungimento con l’amico-nemico Sergio Abramo? In politica nulla è impossibile e ciò che oggi è impensabile domani chissà. D’altronde Sergio Abramo in questi ultimi cinque anni ha più volte cambiato faccia e casacca: da Forza Italia è passato a Coraggio Italia con una parentesi (non poi così velata) da sindaco apprezzato da Salvini e dalla Lega nelle cui file è stato eletto in consiglio regionale uno dei suoi ex fedelissimi Filippo Mancuso. Da Berlusconi a Toti il passo è stato breve ma il piano di proseguire la sua carriera politica nelle stanze che contano della Cittadella regionale non è ben riuscito. Colpa di Francesco De Nisi, un altro vibonese che si è messo di traverso vincendo il derby “totiano” con Frank Santacroce per l’ingresso a Palazzo Campanella con l’appoggio tutt’altro che secondario di Gaetano Quagliariello. Scacco matto o così sembra.