di Gabriella Passariello
Si aggrava la posizione dell’avvocato Antonio Larussa. Il pubblico ministero Elio Romano ha formulato un nuovo capo di imputazione, quello di procurata inosservanza della pena, che si aggiunge ai reati di favoreggiamento personale e violenza privata aggravata dalla mafiosità già contestati. Il colpo di scena è avvenuto oggi nel corso dell’udienza preliminare che vede imputato l’avvocato Larussa insieme alla collega Tullia Pallone, accusata solo di favoreggiamento personale. Il gup del Tribunale di Catanzaro Paolo Mariotti ha ammesso la costituzione di parte civile dei familiari del noto penalista Francesco Pagliuso, ucciso il 9 agosto del 2016, (ma solo rispetto alla posizione di Larussa, rinunciando gli stessi familiari della vittima alla costituzione contro Pallone, difesa dall’avvocato Giuseppe Spinelli). Si sono costituiti l’avvocato Salvatore Staiano per Giovanni Pagliuso, Rosa Grandinetti e Mattia Albanese, rispettivamente, papà, mamma e nipote; l’avvocato Nunzio Raimondi per Giovanni Leonardo Maria Pagliuso, Angela Rita Pagliuso e Antonio Folino, rispettivamente figlio, sorella e cognato; l’avvocato Marcello Manna per la Camera penale di Lamezia Terme; l’avvocato Bonaventura Candido del foro di Messina, vice presidente della Camera penale di Messina, nonché segretario del Consiglio di disciplina distrettuale per Antonella Pagliuso (che si è costituita per un centesimo di euro) e Antonella Di Vasto, rispettivamente sorella e moglie dell’avvocato Pagliuso. Il gup ha respinto l’eccezione relativa alla competenza funzionale, sollevata dall’avvocato Francesco Gambardella sul presupposto che il procedimento avrebbe dovuto tenersi a Lamezia. La Procura distrettuale in un primo tempo aveva ritenuto insussistente l’aggravante della mafiosità e aveva trasmesso gli atti a Lamezia. Quest’ultima a sua volta, ritenendo che la Cassazione con una sentenza su un carabiniere condannato per un fatto aggravato dalla mafiosità fosse utilizzabile anche in questo caso, ha ritrasmesso gli atti alla Dda di Catanzaro. Da qui, secondo il legale, un’ipotesi di conflitto che doveva essere risolta dal Procuratore generale della Corte di cassazione. L’avvocato Gambardella ha inoltre aggiunto che comunque quella sentenza della Corte di Cassazione aveva escluso l’aggravante della mafiosità.
Si aggrava la posizione dell’avvocato Antonio Larussa. Il pubblico ministero Elio Romano ha formulato un nuovo capo di imputazione, quello di procurata inosservanza della pena, che si aggiunge ai reati di favoreggiamento personale e violenza privata aggravata dalla mafiosità già contestati. Il colpo di scena è avvenuto oggi nel corso dell’udienza preliminare che vede imputato l’avvocato Larussa insieme alla collega Tullia Pallone, accusata solo di favoreggiamento personale. Il gup del Tribunale di Catanzaro Paolo Mariotti ha ammesso la costituzione di parte civile dei familiari del noto penalista Francesco Pagliuso, ucciso il 9 agosto del 2016, (ma solo rispetto alla posizione di Larussa, rinunciando gli stessi familiari della vittima alla costituzione contro Pallone, difesa dall’avvocato Giuseppe Spinelli). Si sono costituiti l’avvocato Salvatore Staiano per Giovanni Pagliuso, Rosa Grandinetti e Mattia Albanese, rispettivamente, papà, mamma e nipote; l’avvocato Nunzio Raimondi per Giovanni Leonardo Maria Pagliuso, Angela Rita Pagliuso e Antonio Folino, rispettivamente figlio, sorella e cognato; l’avvocato Marcello Manna per la Camera penale di Lamezia Terme; l’avvocato Bonaventura Candido del foro di Messina, vice presidente della Camera penale di Messina, nonché segretario del Consiglio di disciplina distrettuale per Antonella Pagliuso (che si è costituita per un centesimo di euro) e Antonella Di Vasto, rispettivamente sorella e moglie dell’avvocato Pagliuso. Il gup ha respinto l’eccezione relativa alla competenza funzionale, sollevata dall’avvocato Francesco Gambardella sul presupposto che il procedimento avrebbe dovuto tenersi a Lamezia. La Procura distrettuale in un primo tempo aveva ritenuto insussistente l’aggravante della mafiosità e aveva trasmesso gli atti a Lamezia. Quest’ultima a sua volta, ritenendo che la Cassazione con una sentenza su un carabiniere condannato per un fatto aggravato dalla mafiosità fosse utilizzabile anche in questo caso, ha ritrasmesso gli atti alla Dda di Catanzaro. Da qui, secondo il legale, un’ipotesi di conflitto che doveva essere risolta dal Procuratore generale della Corte di cassazione. L’avvocato Gambardella ha inoltre aggiunto che comunque quella sentenza della Corte di Cassazione aveva escluso l’aggravante della mafiosità.
Il favoreggiamento. Secondo la Dda di Catanzaro, Larussa avrebbe aiutato Daniele Scalise, latitante, a sottrarsi alle ricerche dell’autorità. Lo avrebbe accolto nel proprio studio legale in più occasioni e in una di queste, avrebbe convocato anche l’avvocato Francesco Pagliuso, già difensore di Scalise, scatenando la contrarietà dello stesso legale, che avrebbe abbandonato lo studio nel momento in cui si sarebbe reso conto che Scalise non si trovava lì per costituirsi alle Forze dell’ordine.
Procurata inosservanza di pena. Nel nuovo capo di accusa formulato oggi nel corso dell’udienza preliminare dal pm della distrettuale Elio Romano, l’avvocato Larussa avrebbe aiutato Daniele Scalise a sottrarsi all’esecuzione della pena determinata da più reati concorrenti: estorsione, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Provvedimento di esecuzione emesso dalla Procura generale della Corte di appello di Catanzaro il 13 marzo 2012, “in relazione al quale Scalise era latitante formalmente dal 17 marzo 2012 sino al 20 marzo 2013”.
Modifica al capo di accusa sulla violenza privata aggravata dalla mafiosità. Ma c’è di più. Il magistrato Elio Romano, titolare del fascicolo, oggi in aula ha ampliato la sfera dei concorrenti morali nel reato di violenza privata individuando Pino Scalise, il cui nome non risultava nella richiesta di rinvio a giudizio. In particolare Larussa, secondo le ipotesi accusatorie, in concorso morale con Pino Scalise, (e Daniele Scalise, Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo, uccisi nella faida che ha interessato le ‘ndrine delle zone montane di Lamezia, quali Decollatura e Soveria Mannelli), avrebbe prospettato agli appartenenti alla ‘ndrangheta lametina lo scarso impegno professionale da parte del collega Pagliuso e una serie di errori nella linea difensiva, nell’ambito di un processo che vedeva Scalise imputato a Cosenza per il reato di truffa. L’avvocato Larussa, che nel frattempo era diventato codifensore di Scalise avrebbe, inoltre, lamentato agli stessi la mancata consegna delle carte processuali, contribuendo, tra l’altro, a far sì che alcuni di loro costringessero “con violenza e minaccia di morte a mano armata” l’avvocato Pagliuso a seguire una determinata linea difensiva, dopo che gli stessi l’avrebbero incappucciato, condotto in un bosco, malmenatato e trascinato di fronte ad una buca scavata con un mezzo meccanico, minacciato di essere scaraventato in quella buca, senza che il suo corpo potesse più essere ritrovato.
Il ruolo della collega Pallone. Secondo le ipotesi di accusa Tullia Pallone, che risponde di favoreggiamento personale, avrebbe aiutato il collega ad eludere le attività di indagine, riferendo circostanze non veritiere alla pg operante su quanto accaduto nello studio dell’avvocato Larussa in occasione dell’incontro con Pagliuso e Scalise.