Ho letto diverse riflessioni sull’antifascismo e sul monologo che Antonio Scurati avrebbe dovuto tenere in occasione del 25 aprile, incentrato sui valori fondativi della nostra Repubblica, nati dalla Resistenza e dalla sconfitta del fascismo e del nazismo. C’è chi sostiene che il mondo e la storia sono cambiati, lasciando spazio a un relativismo storico e ideologico che equipara ogni evento del passato, concedendo a ciascuno la libertà di coltivare i propri valori nel rispetto di quelli altrui. Tuttavia, censurare, diffamare e querelare un grande scrittore come Scurati non rappresenta certo una forma di rispetto.
Avendo letto tutti e tre i volumi di Scurati sul fascismo, così come quelli di Renzo De Felice ed Emilio Gentile, posso affermare con certezza che si tratta di opere storiche obiettive, basate su accurate ricerche. Da queste letture emerge chiaramente che del fascismo non vi è nulla da salvare. La dittatura, la violenza contro il sindacato e le Camere del Lavoro, il delitto Matteotti, l’oppressione della libertà di stampa, il colonialismo, le deportazioni, l’eccidio dei fratelli Rosselli, le leggi razziali, la guerra e la Repubblica di Salò rappresentano crimini innegabili.
Ogni tentativo di giustificare il fascismo, paragonandolo a tutti i comunismi, è una pericolosa distorsione della storia. In Italia, il Partito Comunista ha combattuto nella Resistenza e ha contribuito alla stesura della Costituzione, non ha mai governato il paese e ha sempre mantenuto una sua ben definita identità nazionale, ispirata al lavoro intellettuale di Gramsci e di altri studiosi anche non comunisti. Se tutto questo è incontestabile, perché non affermarlo con chiarezza? Perché mantenere la fiamma emblema di vita sulla tomba di Mussolini come simbolo di un partito? La vittoria di Fratelli d’Italia alle elezioni non autorizza Giorgia Meloni e i suoi a sentirsi padroni del paese. Ogni cinque anni i cittadini esprimono la propria volontà, e gli orientamenti politici potrebbero cambiare in futuro.
Indipendentemente dal risultato elettorale, è fondamentale rispettare i principi del fair play costituzionale, gli avversari, la libertà di stampa, i migranti e tutti i valori democratici. La Rai, in quanto principale agenzia culturale del paese, appartiene a tutti noi cittadini che la finanziamo con il canone. Nessun partito o individuo può appropriarsene. La mancanza di rappresentanza adeguata nelle istituzioni e nei partiti, così come l’inadeguatezza del sistema scolastico nel formare cittadini consapevoli, rappresentano motivi di seria preoccupazione per il futuro della nostra democrazia. Dobbiamo sempre tenere a mente che la banalità del male e dell’ignoranza sono sempre dietro l’angolo, pronte a riemergere e causare danni ancora peggiori di quelli del passato.