Le mafie sono sempre più mafie degli affari: il narcotraffico è il motore insostituibile di tutte le attività illecite svolte a livello globale e nazionale da tutti i grandi sodalizi criminali”. Lo ha sostenuto il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho – sentito in audizione dalle Commissioni congiunte Giustizia, Finanze e Unione europea di Camera e Senato – secondo il quale, inoltre, “preoccupa il livello di corruzione alimentato da soggetti criminali”. Le mafie odierne non usano “metodi violenti”, ha ribadito, ma perseguono una “strategia di sommersione: non vogliono apparire come fenomeni emergenziali anche se i traffici illeciti dilagano e l’economia locale, soprattutto al Meridione, è infiltrata e condizionata”.
De Raho, quindi, ha messo in evidenza sia il “meccanismo complesso con cui si reinvestono proventi di attività illecite”, sia il “rafforzamento del sistema per infiltrarsi nell’economia legale”: qualunque azione di contrasto, ha osservato, “è destinata a fallire se non viene aggredito il meccanismo di accumulazione che consente al narcotraffico e ad altre attività criminali di essere le più remunerative attività economiche”. In tale quadro, “vanno aggrediti il sistema e i soggetti che consentono a questa immane quantità di denaro di inserirsi nel circuito dell’economia legale”: dalle investigazioni, infatti, emergono, ha detto, “immissioni di ingentissime quantità di moneta contante nel sistema bancario e finanziario”, nonché “operazioni commerciali inesistenti per trasferire denaro tra i protagonisti della transazione”.
De Raho, quindi, ha messo in evidenza sia il “meccanismo complesso con cui si reinvestono proventi di attività illecite”, sia il “rafforzamento del sistema per infiltrarsi nell’economia legale”: qualunque azione di contrasto, ha osservato, “è destinata a fallire se non viene aggredito il meccanismo di accumulazione che consente al narcotraffico e ad altre attività criminali di essere le più remunerative attività economiche”. In tale quadro, “vanno aggrediti il sistema e i soggetti che consentono a questa immane quantità di denaro di inserirsi nel circuito dell’economia legale”: dalle investigazioni, infatti, emergono, ha detto, “immissioni di ingentissime quantità di moneta contante nel sistema bancario e finanziario”, nonché “operazioni commerciali inesistenti per trasferire denaro tra i protagonisti della transazione”.
Il capo della Direzione nazionale antimafia, infine, ha sottolineato “l’aumento della capacità di produrre ricchezza illecita” e la sua “compenetrazione con i fondi leciti”, tanto da rendere “quasi inestricabile la distinzione tra denaro sporco da ripulire e quello lecito”.