Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato l’ordinanza emessa dal gip distrettuale nei confronti di Domenico Bonavota (difeso dagli avvocati Vincenzo Gennaro e Nicola Cantafora) nell’ambito dell’inchiesta “Imponimento” contro il clan Anello di Filadelfia. Il 41enne, ritenuto il capo dell’ala militare dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta operante a Sant’Onofrio, è accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Venute meno le esigenze cautelari, Bonavota resta indagato ma non a piede libero.
Condannato all’ergastolo nel processo “Conquista”
Condannato all’ergastolo nel processo “Conquista”
Il presunto boss di Sant’Onofrio rimane in carcere dove si trova detenuto dallo scorso 6 agosto quando i carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia, diretti dal maggiore Valerio Palmieri e dal capitano Alessandro Bui, hanno messo fine alla sua latitanza catturandolo nel centro abitato del suo “feudo” da dove non si era mai spostato. Era ricercato dal novembre del 2018 perché condannato in primo grado all’ergastolo, insieme al fratelli Pasquale (ancora latitante) e Nicola, nel processo scaturito dall’operazione “Conquista” per l’omicidio di Domenico Dileo, avvenuto a Sant’Onofrio nel luglio del 2004.
Tra gli imputati principali di “Rinascita Scott”
Su di lui pende anche un’altra ordinanza, quella emessa dal gip distrettuale di Catanzaro nel dicembre del 2019 e meglio conosciuta con il nome in codice di “Rinascita Scott”. Tra i 452 imputati per i quali la Dda di Catanzaro ha chiesto il processo c’è anche lui, accusato di una sfilza di reati tra i quali quello di associazione mafiosa. L’udienza preliminare nel carcere di Rebibbia è iniziata venerdì scorso e Domenico Bonavota è tra gli imputati principali perché considerato uno dei “mammasantissima” della ‘ndrangheta vibonese. (mi.fa.)