‘Ndrangheta tra Crotone e Catanzaro, pioggia di condanne in Appello (NOMI)

di Gabriella Passariello- Dodici le assoluzioni e ventisette le condanne per i 39 imputati, coinvolti nell’operazione antimafia “Borderland”, considerati sodali e affiliati alla famiglia Trapasso, egemone sul vasto territorio costiero a cavallo tra le provincie di Catanzaro e Crotone e alla ‘ndrina collegata dei Tropea. La Corte di appello di Catanzaro, presidente Giancarlo Bianchi, ha confermato cinque condanne e rideterminato le pene per 23 imputati, riformando parzialmente il verdetto sentenziato dal gup Claudio Paris a dicembre 2018. Dodici le assoluzioni.

Le pene rideterminate

Le pene rideterminate

I giudici di secondo grado hanno riformato la sentenza di primo grado per Leonardo Trapasso, condannato a 14 anni e sei mesi (in primo grado 18 anni), Tommaso Trapasso,  15 anni e 4 mesi (in primo grado 18 anni), Stefano Roberto Cosco, 12 anni (in primo grado 18 anni), Salvatore Macrì, 11 anni e 4 mesi (in primo grado 18 anni), Rosario Falsetti, 11 anni e 4 mesi, (in primo grado16 anni), Pierpaolo Caloiero, 11 anni e 4 mesi (in primo grado 16 anni), Pasquale Talarico, 14 anni (in primo grado 16 anni), Massimo Colosimo, 8 anni, (in primo grado 16 anni), Antonio Viscomi 12 anni, (in primo grado 15 anni), Vincenzo Trapasso, 11 anni e 10 mesi di reclusione (in primo grado 14 anni), Eliseo Mercurio, 5 anni, 4 mesi di reclusione e 4mila euro di multa (in primo grado 12 anni e otto mesi), Giuseppe Graziano Macrì, 2 anni di reclusione, con il beneficio della sospensione condizionale della pena (in primo grado 8 anni), Raffaele Bubbo, 6 anni e 3mila euro di multa (in primo grado 10 anni e 8mila euro di multa), Gianfranco Palaia, 2 anni e 9 mesi (in primo grado 6 anni 8 mesi e 6.667 euro di multa), Giuseppe Palaia, 2 anni e 9 mesi (in primo grado 6 anni e 6mila euro), Giuseppe Tropea, 12 anni di reclusione (in primo grado 18 anni), , Alessandro Cosco, 3 anni (in primo grado 12 anni), Vincenzo Tropea, 10 anni e sei mesi di reclusione (in primo grado 18 anni), Carmine Tropea, 9 anni e 2 mesi di reclusione (in primo grado 16 anni), Renzo Tropea, 6 anni e 8 mesi di reclusione (in primo grado 14 anni), Francesco Tropea, 7 anni e 4 mesi di reclusione (in primo grado 14 anni), Luigi Greco, 8 anni (in primo grado 12 anni).

Pene confermate

La Corte di appello ha confermato le pene in primo grado per Carmine Taverna, condannato a 14 anni, Vincenzo Niutta, a 12 anni, per Domenico Falcone 2 anni, Antonio Gallo 1 anno e 4 mesi e Giovanni Trapasso  20 anni di reclusione.

Le assoluzioni

I giudici hanno assolto Giuseppe Trapasso (in primo grado 8 anni); Giuseppe Quintino,  (in primo grado 10 anni e 8 mesi),codifeso dai legali  Nicola Cantafora e Vincenzo Cicino; Alex Correale (in primo grado 8 anni); Domenico Esposito (in primo grado 10 anni e otto mesi); Rosetta Esposito (in primo grado 8 anni); Giuseppe Mancuso (in primo grado 8 anni); Gianluca Colosimo (in primo grado 8 anni); Antonio Maiolo ( in primo grado 2 mesi); Vincenzo Lucente (in primo grado 2 mesi); Antonio Mancuso,  (in primo grado 11 anni); Giovanbattista Talarico (in primo grado 8 anni di reclusione) e Vincenzo Talarico (in primo grado )11 anni di reclusione.

Per altri ventisette imputati coinvolti nella stessa inchiesta, si è concluso il processo di primo grado il 2 novembre scorso con sette condanne e tredici assoluzioni. LEGGI QUI

Le accuse

Gli imputati rispondono a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, violazioni in materia di armi, illecita concorrenza con violenza o minaccia, esercizio abusivo del credito, intestazione fittizia di beni, tutti reati aggravati dalla modalità mafiose e dalla finalità di avvantaggiare la cosca Trapasso.

I due sodalizi e i legami con il clan Grande Aracri

L’attività d’indagine, avrebbe consentito di svelare l’esistenza di due distinti sodalizi mafiosi, quello dei Trapasso di San Leonardo di Cutro (Kr) e quello dei Tropea- Talarico di Cropani Marina (CZ). La cosca di ‘ndrangheta dei Trapasso, capeggiata dal cinquantottenne Giovanni e dai figli Leonardo, detto Nana’ e Tommaso, avrebbe rivestito un ruolo di vertice nel panorama delle consorterie mafiose dell’area, operando in stretta connessione con le omologhe compagini dei Grande Aracri di Cutro, dei Farao-Marincola di Cirò Marina, dei Bubbo di Petronà, dei Ferrazzo di Mesoraca, vantando solidi rapporti con le più influenti cosche della regione. Le indagini, inoltre, avrebbero consentito di dimostrare l’ascesa criminale del clan mafioso facente capo a Giuseppe Tropea e allo zio Francesco Talarico, inizialmente assoldati come “manovalanza” dal clan Trapasso, avrebbero col tempo conquistato una propria autonomia nel territorio di Cropani Marina, con attività usuraie, senza l’obbligo di rendicontare alla cosca “madre” di San Leonardo. Il potente sodalizio cutrese, invece, avrebbe imposto la sua lunga manus attraverso una fitta rete di fiancheggiatori e favoreggiatori, appartenenti sia al mondo imprenditoriale che a quello delle istituzioni.

La ‘ndrangheta e le cerimonie religiose

I rapporti privilegiati della cosca Trapasso con i più potenti clan della intera Regione sono attestati, secondo le ipotesi di accusa, oltre che dalla documentata partecipazione a summit di mafia, anche dalla presenza di rappresentanti della famiglia a sontuosi banchetti svoltisi in occasione dei matrimoni di alcuni appartenenti alle famiglie di ‘ndrangheta delle diverse provincie calabresi. I Trapasso sarebbero rientrati nel ristretto numero delle cosche custodi della ortodossia della ‘ndrangheta, con la presenza di uomini della consorteria a Polsi, in occasione degli annuali festeggiamenti della Madonna, o in genere alla cerimonie religiose dei luoghi di propria influenza.

Il collegio difensivo

Impegnati nel nutrito collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Salvatore Staiano, Francesco Iacopino, Stefano Nimpo, Gregorio Viscomi, Luigi Falcone, Nicola Cantafora, Giovanni Merante, Pietro Pitari e Gianni Russano.

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