Operazione Overture, la cocaina e il “sistema” a Cosenza raccontato dai pentiti

"Il patto comportava l'obbligo di non comprare droga sottobanco attraverso contatti nostri. Acquistavamo in base ai fornitori da loro indicati"

di Maria Teresa Improta – Estorsioni, spaccio e le attenzioni sul ghiotto business degli appalti pubblici. L’operazione Overture coordinata dal procuratore capo della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri nel gennaio 2020 ha portato all’arresto di 21 persone ritenute responsabili di una serie di reati consumati nell’area urbana e nell’hinterland di Cosenza con il benestare delle cosche egemoni. L’inchiesta fa luce sulla fetta di mercato criminale affidata al gruppo Perna-Pranno, che fiaccato dalla lunga detenzione del boss Franco Perna e da numerosi arresti tra le proprie fila, si è rigenerato grazie a narcotraffico e racket a tappeto costituendo un piccolo nucleo e la spartizione del territorio con la ‘ndrina degli “italiani”, il clan Lanzino-Cicero. Il pizzo era stato preteso anche dalle aziende che hanno lavorato alla realizzazione di infrastrutture quali l’ampliamento dell’Ospedale di Cosenza, l’impianto di illuminazione dell’Università della Calabria, il restauro del Convento di San Francesco di Paola a Spezzano. Tra gli indagati solo tre hanno scelto di essere giudicati con rito ordinario: Alberto Novello, Sergio Raimondo ed Emanuele Apuzzo. Gli altri si trovano a processo innanzi al Tribunale di Cosenza dove ieri il presidente del collegio giudicante Carmen Maria Raffaella Ciarcia, con a latere i giudici Stefania Antico e Iole Vigna hanno ascoltato i collaboratori di giustizia Giuseppe Zaffonte e Luciano Impieri.

“Non dovevamo comprare droga sottobanco”

“Non dovevamo comprare droga sottobanco”

Il collaboratore di giustizia Giuseppe Zaffonte nel corso dell’udienza ha risposto alle domande del pm della Dda di Catanzaro Corrado Cubellotti tentando di ricostruire le dinamiche dello spaccio all’interno del “sistema”. “Collaboro con la giustizia dal 2020 – spiega Zaffonte – facevo parte del clan Lanzino e i miei referenti erano i fratelli Di Puppo. Mi occupavo dello spaccio di stupefacenti e qualche piccola estorsione. Sulla piazza c’eravamo noi, Porcaro, Piromalli, Scanga, Strusciatappine con gli Zingari, Alfonsino Falbo. Eravamo in già accordo con il “sistema”. Il patto comportava l’obbligo di non comprare droga sottobanco attraverso contatti nostri magari a Crotone o altrove. Acquistavamo in base ai fornitori da loro indicati e poi vendevamo: nell’ultimo periodo in cui ero attivo erano un signore di Paola e uno dei Pelle-Vottari. Trattavamo perlopiù cocaina, poca hashish e marijuana. Nella squadra di Alfonsino Falbo c’era Riccardo Gaglianese il quale so che è stato battezzato per l’affiliazione in carcere. E’ capitato di far reperire a Gaglianese della cocaina da vendere perché l’aveva finita. Sono sicuro che non fosse per uso personale perché ogni volta erano almeno 50 grammi in più non ho mai pensato che Gaglianese consumasse cocaina”.

“Ogni gruppo spacciava per conto proprio”

Luciano Impieri, 41enne, al contrario di Zaffonte ha affermato di non aver mai voluto occuparsi di droga perché “non mi piacciono queste cose”. Collaboratore di giustizia dal 2018 ha chiarito di essere stato affiliato al gruppo Rango – Zingari. “Nel mio clan – spiega Impieri – era Ettore Sottile a trattare gli stupefacenti. Io facevo estorsioni. Gli altri gruppi che non facevano parte della criminalità nomade e spacciavano su Cosenza avevano come riferimento Patitutti, Lanzino e Alfonsino Falbo. Quest’ultimo, che lavorava per Perna e Musacco, mi è stato presentato da Daniele Lamanna e Foggetti. Nel 2014 mi sono allontanato dagli zingari e avvicinato a Mario Gatto (del gruppo Perna) per le chiamate estorsive. Sono sempre stata una persona che fa poche domande, però ascoltavo quello si diceva. Posso dire con certezza che ogni gruppo spacciava per conto proprio e Gaglianese era un collaboratore di Alfonsino Falbo. Tant’è che quest’ultimo gli aveva procurato un’auto e anche una moto che poi è stata data ad Antonio Taranto il ragazzo ucciso a via Popilia”.

Gli imputati

A giudizio innanzi al Tribunale di Cosenza gli imputati: Alfonsino Falbo, Massimo Imbrogno, Vincenzo Laurato, Giuseppina Carbone, Gianfranco Fusaro, Gaglianese Riccardo, Giulio Salvatore Oliverio, Attilio Pate, Manuel Forte, Egidio Cipolla, Cesare Quarta, William Castiglia, Antonio Lucà, Vittorio Imbrogno, Dimitri Bruno, Gaetano Bartone, Francesco Amendola, Gianluca Stocchetti, Pietro Mazzei, Ottavio Mignolo, Carmine Lio, Luca Imbrogno, Umberto Mazzei, Silvio Donato, Alfredo Fusaro, Mario Esposito, Alessandro Esposito, Francesco Le Piane, Claudio Altomare, Gianfranco Sganga e Massimo Fortino.

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