Rinascita Scott, Pasquale Bonavota contro la Dda: “Voglio tutte le intercettazioni. Da mia madre solo pettegolezzi”

Le prime dichiarazioni spontanee rilasciate dall'ex latitante vibonese durante il maxi processo contro la 'ndrangheta
bonavota genova

“Se sono dieci o venti o trenta ore di intercettazioni, poco mi importa, non è che dobbiamo ascoltare e solo trascrivere la parte che decide la Procura”.  Pasquale Bonavota, l’ultimo boss di ‘ndrangheta latitante per oltre quattro anni, ritenuto tra i più pericolosi, catturato lo scorso mese di aprile a Genova mentre pregava in Cattedrale, ha rilasciato dichiarazioni spontanee durante il processo Rinascita Scott che si sta celebrando con rito ordinario nell’aula bunker di Lamezia, ormai alle battute finali con la requisitoria fiume del pool di magistrati antimafia.

Il potere di vita e di morte di Pasquale Bonavota e la mamma intercettata

Il potere di vita e di morte di Pasquale Bonavota e la mamma intercettata

Si è lamentato davanti ai giudici del Tribunale collegiale sulle nuove intercettazioni, compendiate in un’informativa, acquisite dalla Dda, che lo chiamano in causa, affermazioni uscite dalla bocca di sua madre Gasperina Cugliari e da lui definite ‘pettegolezzi’. Conversazioni captate dagli uomini del Ros tra la mamma del boss e colui che viene definito un affiliato alla locale di Sant’Onofrio Giulio Castagna, dove quest’ultimo ribadisce, tra l’altro, la sua fedeltà a Bonavota “rispetto la Corona che per me è Pasquale.. e se gli devo dare anche la vita …”,  disposto all’estremo sacrificio per colui che riconosce al vertice della consorteria locale. Gli investigatori spiegano come da un punto semantico il termine corona riferito alla struttura ‘ndranghetistica richiama la sacra corona, sinonimo di capobastone o mammasantissima, in sostanza colui che ha il potere di vita o di morte su tutti gli affiliati. Intercettazioni in cui Cugliari e Castagna interloquiscono sul ruolo rilevante nelle attività criminali per conto della locale di Sant’Onofrio assunto dal nipote di Pasquale Bonavota, Vincenzo, nel corso della latitanza dello zio. I due sarebbero rimasti sempre in contatto e Vincenzo Bonavota sarebbe stato colui che avrebbe consentito allo zio di condurre gli affari di famiglia anche se impossibilitato per la latitanza. 

“Sono sicuro al mille per mille che non è come dice il pubblico ministero”

“Il pubblico ministero ha detto che non c’è motivo di trascriverle integralmente oppure di ascoltarle io invece insisto perché vengano trascritte o ascoltate tutte in aula. Si tratta di un’intercettazione da quanto ho capito che sono pettegolezzi familiari di mia mamma, quindi mi dispiace fare sentire a tutti questi pettegolezzi, però che ben vengano, così dimostra di cosa si parlava, perché sono sicuro al mille per mille che non è quello che dice il pubblico ministero. Lui non ne vede l’utilità, io l’utilità la vedo, perché se uno è imputato di una cosa non è che decide il pubblico ministero, ma un giudice”. 

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