di Luana Costa
E’ costata cara alla Calabria la mancata trasmissione dei flussi informativi che riguardano il raggiungimento dei livelli essenziali di assistenza e sui quali i due ministeri – della Sanità e dell’Economia – giudicano la gestione della sanità regionale. Quell’ipotizzata inadempienza ha dapprima giustificato la rimozione dell’ormai ex commissario ad acta per il piano di rientro, Massimo Scura, e poi la “cavalcata” in Calabria della ministra della Salute, Giulia Grillo, conclusasi con la convocazione del Consiglio dei ministri in riva allo stretto che ha approvato un pacchetto di “misure emergenziali”, divenuto poi oggetto di emendamenti e richieste di deroghe anche da parte della deputazione del Movimento 5 Stelle, rappresentato in seno all’esecutivo proprio dalla ministra della Salute, Grillo.
E’ costata cara alla Calabria la mancata trasmissione dei flussi informativi che riguardano il raggiungimento dei livelli essenziali di assistenza e sui quali i due ministeri – della Sanità e dell’Economia – giudicano la gestione della sanità regionale. Quell’ipotizzata inadempienza ha dapprima giustificato la rimozione dell’ormai ex commissario ad acta per il piano di rientro, Massimo Scura, e poi la “cavalcata” in Calabria della ministra della Salute, Giulia Grillo, conclusasi con la convocazione del Consiglio dei ministri in riva allo stretto che ha approvato un pacchetto di “misure emergenziali”, divenuto poi oggetto di emendamenti e richieste di deroghe anche da parte della deputazione del Movimento 5 Stelle, rappresentato in seno all’esecutivo proprio dalla ministra della Salute, Grillo.
Un’emergenza che, seppur usata per rimuovere il precedente commissario per nominarne di nuovi e gettare l’ombra lunga del “malaffare” sulla gestione della sanità calabrese, adesso ci viene descritta come inesistente o di gran lunga ridimensionata. L’ultimo colpo di scena ha la regia del direttore generale del dipartimento Tutela della Salute, Antonio Belcastro, che nel corso di un’iniziativa voluta dal deputato del Partito Democratico, Antonio Viscomi, ha presentato una nuova narrazione della Calabria, non più inadempiente ma solo “refrattaria” alla trasmissione dei flussi informativi. All’esito di una nuova verifica effettuata da un gruppo di lavoro, ha dichiarato Belcastro, i livelli essenziali di assistenza raggiungerebbero la soglia della sufficienza – 161 punti – mentre il disavanzo si attesterebbe al di sotto delle coperture finanziarie – 98 milioni di euro. Cifre che proprio il dipartimento regionale Tutela della Salute avrebbe dovuto trasmettere a Roma e la cui valutazione da parte dei ministeri della Salute e dell’Economia avrebbe probabilmente evitato anche la stessa approvazione del tanto discusso decreto “Calabria”.
L’argomento utilizzato nel corso del dibattito di ieri allo scopo di mostrare l’altra faccia della Calabria e non solo quella descritta dalla ministra della Salute, Giulia Grillo, chiama in causa però precise responsabilità. Più volte, ma inascoltato, l’ex commissario Massimo Scura aveva infatti denunciato il “lassismo” del dipartimento regionale inefficiente nella trasmissione dei flussi informativi costati cari oggi alla Calabria. Proprio adesso quello stesso argomento viene rispolverato ma solo per dimostrare la furia cieca del governo centrale che “vuol condannare la Calabria ad un piano di rientro eterno” ma non ancora per promuovere un’assunzione di responsabilità nei confronti di chi doveva fare ma non ha fatto.