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Le mani dei Mancuso sulle strutture alberghiere del Vibonese, sequestri per 11 milioni: 4 fermi (VIDEO-NOMI)

I clan vibonesi avrebbero acquisito il controllo di alcune note strutture turistico-alberghiere e avrebbero condizionato la gestione. Gli indagati sono 48


Nella mattinata del 6 luglio 2023 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (Scico), hanno dato esecuzione al decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nei confronti di 4 persone, indagate, a vario titolo, per associazione mafiosa, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento alla latitanza. Si tratta di Assunto Natale Megna 65 anni di Nicotera, Domenico Cupitò 54 anni di Nicotera, Francesco Mancuso 52 anni di Nicotera, Paolo Mercurio 45 anni di Marcellinara. Contestualmente è stata data esecuzione al decreto con il quale la Procura ha disposto il sequestro preventivo d’urgenza di fabbricati, terreni, quote di partecipazione, complessi aziendali, ditte individuali e autoveicoli per un valore complessivo di circa 11,5 milioni di euro e al decreto di perquisizione locale e personale nei confronti dei soggetti fermati e di altri 14 indagati per concorso in associazione mafiosa. In totale gli indagati sono 48.

Il dominio del clan Mancuso

Il dominio del clan Mancuso

I provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria, epilogo di una complessa indagine svolta dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro, sono stati eseguiti nelle province di Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Milano e Catania con l’impiego di oltre 100 finanzieri e l’ausilio di unità Antiterrorismo e Pronto Impiego e della componente aerea del Corpo. Gli esiti degli articolati e complessi approfondimenti investigativi hanno consentito di delineare, nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa, la gravità indiziaria circa la sussistenza di un gruppo criminale riconducibile ad una consorteria operante nella provincia vibonese che, avvalendosi della forza di intimidazione che scaturiva dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà sussistenti nel territorio, avrebbe “acquisito – secondo l’ipotesi accusatoria – il controllo di fatto di alcune note strutture turistico-alberghiere, tanto da condizionarne la gestione, soprattutto nella individuazione dei fornitori di beni e servizi nonché del personale da assumere”.

Il contributo dei collaboratori di giustizia

La rilevanza delle aziende poste sotto sequestro è testimoniata da diversi collaboratori di giustizia, che, nel corso degli anni, hanno riferito di uno o più incontri avvenuti in questi alberghi, dopo gli attentati in cui persero la vita i magistrati siciliani Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, durante i quali esponenti siciliani di “Cosa Nostra” avrebbero proposto alla ‘ndrangheta calabrese l’adesione alla “cosiddetta strategia stragista” portata avanti in quel periodo. Le indagini hanno consentito, inoltre, di ipotizzare che uno dei destinatari del provvedimento di fermo abbia favorito la latitanza di un pericoloso appartenente ad una nota cosca di ‘ndrangheta del reggino. Il sequestro dei patrimoni illeciti eseguito dalla Guardia di Finanza assume anche un valore “sociale”, poiché consente di restituire alla collettività le ricchezze accumulate dalla criminalità organizzata. Il procedimento, per le fattispecie di reato ipotizzate, è attualmente nella fase delle indagini preliminari. I provvedimenti adottati saranno sottoposti alla valutazione del competente giudice che deciderà sulla sussistenza dei presupposti per la loro convalida.

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