Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Salvatore Ascone, alias “Pinnularo”, il 58enne di Limbadi, attualmente imputato davanti alla Corte d’assise di Catanzaro per la scomparsa dell’imprenditrice di Laureana di Borrello Maria Chindamo. L’uomo era stato arrestato dai carabinieri di Vibo lo scorso 26 marzo, insieme ad altre dieci persone, nel corso di un’operazione antidroga messa a segno nel Vibonese tra i territori di Mileto, Zungri e Limbadi.
Le ipotesi accusatorie
Secondo l’accusa, Ascone avrebbe rifornito di ingenti quantitativi di droga il presunto sodalizio svolgendo il triplice ruolo di finanziatore, promotore e organizzatore delle presunte attività illecite. In tale opera si sarebbe avvalso dell’opera di intermediazione del figlio Rocco e del loro operaio, il rumeno Laurentiu Gheorghe Nicolae oltre all’attuale collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso il quale, a sua volta, in qualità di partecipe della specifica articolazione del gruppo, avrebbe fatto mediato tra Giuseppe Antonio Accorinti, boss di Zungri, Michele Galati, ritenuto a capo del Locale di ‘ndrangheta di Mileto e lo stesso Ascone. Contro questa ricostruzione accusatoria, il team difensivo composto dagli avvocati Salvatore Staiano, Antonio Caruso e Alice Piperissa ha fatto ricorso dinnanzi al Tribunale del Riesame facendo valere le proprie ragioni e ottenendo l’annullamento dell’ordinanza emessa dal gip di Catanzaro.
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