di Gabriella Passariello
Un nuovo step nel fallimento di Ambiente & Servizi, società municipalizzata del Comune di Catanzaro, creata per gestire la raccolta rifiuti, dichiarata fallita nel 2012, che vede coinvolti ex amministratori, funzionari e consiglieri comunali, accusati di bancarotta. Il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Chiara Bonfadini ha chiesto il rinvio a giudizio di dieci indagati: Valentino Bolic, 74 anni di Roma (nel Consiglio di amministrazione della società dal 2002 al 2010); Alessandro Brutto, 50 anni di Crotone (vice presidente del Cda e amministratore delegato dal 2004 al 2010); Santo Bubbo, 48 anni di Petronà (presidente dal 2011 al 2012); Lorenzo Costa, 60 anni di Catanzaro (consigliere comunale nelle fila del Pd e amministratore delegato della società partecipata); Pasquale Costantino, 64 anni di Catanzaro (dirigente del settore finanziario del Comune di Catanzaro, (amministratore unico della spa dal 2011 al 2012) ; Umberto Frangipane, 58 anni di Catanzaro (amministratore unico della società e liquidatore dal 2011 al 2012); Francesco Laudadio, 70 anni di Catanzaro (presidente del Cda dal 2008 al 2010); Antonio Riillo, 72 anni di Borgia (consigliere del Consiglio di amministrazione dal 2008 al 2010); Gregorio Tassoni, 58 anni di Catanzaro e Vittorio Todaro, 81 anni di Pianopoli (rispettivamente vice presidente e consigliere del Cda dal 2011 al 2012).
Un nuovo step nel fallimento di Ambiente & Servizi, società municipalizzata del Comune di Catanzaro, creata per gestire la raccolta rifiuti, dichiarata fallita nel 2012, che vede coinvolti ex amministratori, funzionari e consiglieri comunali, accusati di bancarotta. Il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Chiara Bonfadini ha chiesto il rinvio a giudizio di dieci indagati: Valentino Bolic, 74 anni di Roma (nel Consiglio di amministrazione della società dal 2002 al 2010); Alessandro Brutto, 50 anni di Crotone (vice presidente del Cda e amministratore delegato dal 2004 al 2010); Santo Bubbo, 48 anni di Petronà (presidente dal 2011 al 2012); Lorenzo Costa, 60 anni di Catanzaro (consigliere comunale nelle fila del Pd e amministratore delegato della società partecipata); Pasquale Costantino, 64 anni di Catanzaro (dirigente del settore finanziario del Comune di Catanzaro, (amministratore unico della spa dal 2011 al 2012) ; Umberto Frangipane, 58 anni di Catanzaro (amministratore unico della società e liquidatore dal 2011 al 2012); Francesco Laudadio, 70 anni di Catanzaro (presidente del Cda dal 2008 al 2010); Antonio Riillo, 72 anni di Borgia (consigliere del Consiglio di amministrazione dal 2008 al 2010); Gregorio Tassoni, 58 anni di Catanzaro e Vittorio Todaro, 81 anni di Pianopoli (rispettivamente vice presidente e consigliere del Cda dal 2011 al 2012).
Il crack finanziario. Secondo le ipotesi accusatorie, gli indagati avrebbero provocato il fallimento di “Ambiente & Servizi”, e nonostante il grave dissesto in cui versava la società dal 2008, per favorire gli enti pubblici che rivestivano al contempo la posizione di soci e di debitori della società, si sarebbero astenuti dal pretendere il pagamento dei crediti vantati dalla municipalizzata stessa nei confronti di questi Comuni senza prendere alcuna iniziativa per il recupero dei soldi il cui ammontare era pari a 2.847.586. Tra l’altro, avrebbero omesso nei bilanci fatti materiali rilevanti sulla effettiva situazione economico-patrimoniale della società, per indurre altri in errore. In particolare avrebbero omesso di indicare nel bilancio di esercizio il debito di “Ambiente & Servizi” nei confronti del Comune di Catanzaro per un importo pari ad un milione di euro per canoni di locazione di un’area sita su Viale Magna Graecia concorrendo a provocare il dissesto della società. Una serie di omissioni protratte nel tempo che è costato un danno patrimoniale pari a 5.326.239,52 euro. Costantino,secondo la Procura, avrebbe eseguito pagamenti in favore di fornitori e professionisti per un valore complessivo di 613mila euro impiegando risorse destinate dal Comune di Catanzaro alla ricapitalizzazione della società.Adesso la parola passa al gip, che una volta fissata l’udienza preliminare, deciderà, nel contraddittorio tra accusa e difesa, se accogliere la richiesta della Procura di rinviare a giudizio gli indagati.