di Gabriella Passariello
Gli Arena, i Grande Aracri, i Trapasso, i Ferrazzo di Mesoraca. Famiglie di ‘ndrangheta, finite nel mirino della Dda con l’inchiesta “Basso Profilo”. Cosche che risultano avere a vario titolo contatti con imprenditori e con personaggi politici del panorama regionale e nazionale, come emerge dalle carte della Dia, delegata alle indagini, che ha svolto un’attività investigativa partita dalla provincia di Crotone per poi allargarsi alla vicina Catanzaro, con proiezioni anche in tutto il territorio nazionale. Sodali e gregari che condizionano la società civile politica e commerciale, senza palesare alcuna forma di dissenso verso ingerenze e cointeressenze, con l’unico fine di trovare le “porte giuste” per facilitare i propri interessi e per piazzarsi politicamente, accrescendo il proprio potere anche da un punto di vista economico.
Gli Arena, i Grande Aracri, i Trapasso, i Ferrazzo di Mesoraca. Famiglie di ‘ndrangheta, finite nel mirino della Dda con l’inchiesta “Basso Profilo”. Cosche che risultano avere a vario titolo contatti con imprenditori e con personaggi politici del panorama regionale e nazionale, come emerge dalle carte della Dia, delegata alle indagini, che ha svolto un’attività investigativa partita dalla provincia di Crotone per poi allargarsi alla vicina Catanzaro, con proiezioni anche in tutto il territorio nazionale. Sodali e gregari che condizionano la società civile politica e commerciale, senza palesare alcuna forma di dissenso verso ingerenze e cointeressenze, con l’unico fine di trovare le “porte giuste” per facilitare i propri interessi e per piazzarsi politicamente, accrescendo il proprio potere anche da un punto di vista economico.
Il decreto di intercettazione che coinvolge politici e imprenditori
E’ in questo contesto che si inserisce un decreto di convalida di operazioni di intercettazione disposte in via di urgenza dal gip distrettuale su richiesta della Dda di Catanzaro, datato 16 dicembre 2017 che riguarda l’ex consigliere comunale Tommaso Brutto, oggi agli arresti domiciliari e altri indagati. Un decreto che spiega come l’inchiesta “Basso Profilo” sia nata dalla verifica di infiltrazioni delle cosche all’interno delle aziende di un importante gruppo imprenditoriale, con sede a Crotone, ampliando il raggio di azione all’accertamento dei rapporti con altri imprenditori e con politici di caratura regionale. Fra questi, “centro di raccordo di svariati interessi di natura politico-imprenditoriale”, viene menzionato il nome di un ex consigliere regionale di Crotone, colpito da una sentenza definitiva di condanna, che insieme alla figlia, eletta a Palazzo Campanella alle ultime elezioni regionali, avrebbe rivolto la propria attenzione sulle recenti amministrative della città di Catanzaro. E oltre a lui vengono citati un attuale consigliere comunale e un noto imprenditore della Grande Distribuzione del capoluogo di regione, su cui emergono “indizi di possibili condizionamenti sul voto, anche con l’uso della minaccia”. L’attività politica di padre e figlia sembrerebbe aver usufruito dell’aiuto elettorale della cosca Marrazzo di Rocca di Neto.
Gallo intercettato: “Le mie sono società cartiere”
Un’attività di indagine, che rivela intrecci tra mondo politico, imprenditoriale e criminalità organizzata e in questo scenario Antonio Gallo, arrestato in Basso Profilo, è un giovane imprenditore nel campo dell’infortunistica, in rapporti diretti con Mario Donato Ferrazzo, detto “Topolino” e con esponenti della cosca Trapasso. Gallo, secondo la Dda, è titolare diretto o indiretto di una serie di società, stringe relazioni “di una certa opacità” con Pubbliche amministrazioni e società pubbliche. Ma è anche colui che intrattiene relazioni con faccendieri e imprenditori sospettati di essere vicini a cosche di ‘ndrangheta come Antonino Pirrello e Bernardo Colao. Le conversazioni captate hanno, tra l’altro, consentito di ascoltare Gallo ammettere, la natura delle società “cartiere” a lui direttamente o indirettamente riconducibili. Concetta Di Noia e Rosa Tommaso sono stati ascoltati raccogliere una cospicua somma da consegnare ad Eliodoro Carduccelli, avvalorando l’ipotesi investigativa di una rilevante attività di false fatturazioni e riciclaggio di denaro condotta sotto la direzione di Antonio Gallo e “verosimilmente nell’interesse della criminalità organizzata di Roccabernarda, la cosca Ferrazzo”.