L’inchiesta della Dda di Catanzaro
Da un’inchiesta della Dda di Catanzaro emerge che le cosche locali della ‘ndrangheta si siano buttate a pesce nel business. Le batterie esauste di automobili, trattori, mezzi pesanti, camion e treni sono merce che finisce nel mercato nero per il valore dei metalli, tra questi soprattutto il piombo. Funziona così. Una rete fatta principalmente di comunità di nomadi gestisce la parte più problematica: i liquidi tossici delle batterie da smaltire. Queste componenti tra cui l’acido solforico, vengono sversati nei campi inquinando i terreni che rischiano di essere resi sempre più acidi, con la possibilità di aggressione anche della falda. Il resto del materiale viene recuperato e rivenduto, anche la plastica. I container di batterie, per tonnellate e tonnellate, hanno come destinazione l’Est Europa, principalmente la Romania, dove ricevono il trattamento di recupero, con l’estrazione dei metalli di valore, rivenduti sul mercato del continente. L’acido solforico se non è già sparito in sversamenti in Italia “scompare” lì. Secondo il rapporto di Catanzaro invece un carico con la parte tossica sarebbe stato interrata in provincia di Caserta a Marcianise. Immaginabile vi sia il lasciapassare dei clan della Camorra.
Mercato florido
Il mercato è comunque florido e il guadagno si aggira dai 1500 ai 1800 euro a tonnellata, grazie al riciclaggio di metalli, sopratutto del piombo, secondo l’informativa acclusa all’inchiesta delle Dda di Catanzaro. La ‘ndrangheta vede nei rifiuti speciali un settore in grande crescita e si è inserita nel business abbattendo i costi di sfasciacarrozze, meccanici, officine e autorimesse. Molte volte le batterie vengono addirittura rubate dalle officine meccaniche che si ritrovano improvvisamente svuotate. Molte raccontano di razzie vere e proprie dal tenore inspiegabile: l’obiettivo sono solo le batterie esauste. Una pratica che va avanti da più di un decennio a cui nessuno sembra voler mettere mano. Al massimo, se qualcuno mai intervenisse, caricherà di altri balzelli il singolo spostando il problema dall’unità alle centrali per la solita operazione retorica di facciata. Vedere tutto questo e contemporaneamente gli attivisti ecologisti che imbrattano i quadri di Da Van Gogh, Monet e Klimt, per sensibilizzare sull’inquinamento ha un non so che di ridicolo. (AffariItaliani)
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