di Danilo Colacino – Una volta – e forse anche adesso, ma sempre di meno – si indossava il maglioncino o la sciarpetta fatta all’uncinetto dalla nonna per ripararsi dal freddo.
Ai tempi del Coronavirus, invece, va di moda la maschera protettiva realizzata alla scrivania dall’infermiere.
Ai tempi del Coronavirus, invece, va di moda la maschera protettiva realizzata alla scrivania dall’infermiere.
Certo, assai meno bella della maglieria della nonnina, ma allo stesso tempo parecchio più importante perché…salvavita. Una provocazione, la nostra. Bella e buona, come ovvio.
Perché il video, inserito nell’articolo, ritrae nient’altro che un sanitario dell’ospedale di Soverato, il quale non dispone dell’equipaggiamento minimo di sicurezza.
Un vulnus con cui è costretto a fare i conti malgrado si trovi in un luogo che – come tutti gli altri presidi clinici della regione e non solo in questo terribile periodo – è fisiologicamente molto esposto al rischio di contagio da Covid-19.
E non va meglio, ci riferiscono, anche in altre strutture di realtà addirittura più grandi. Una soluzione sembra quindi il fai-da-te, pur sapendo che il livello effettivo di protezione offerto dalle maschere ‘autoprodotte’ non è minimamente paragonabile a quello di una dotazione di materiale certificato.