Cosenza, ‘Italia in Comune’: “In 7 anni numero di residenti calato del 3,0%”

In queste consiliature targate Occhiuto abbiamo progressivamente assistito alla diffusione del concetto di rinascita da parte della città sotto tutti i punti di vista (come dimenticare lo scorso anno il trionfalismo sui dati turistici, quando si sbandierò il 60% dei visitatori della città per motivi personali ma di questi ben il 12,5% ha alloggiato da parenti o amici e addirittura il 9,2% in case di proprietà).

Molti sono gli aggettivi “cavallo di battaglia” di questa amministrazione, alcuni legati a coloro i quali hanno manifestato poco compiacimento rispetto alle scelte attuate dalla stessa, altri legati alla città.

Molti sono gli aggettivi “cavallo di battaglia” di questa amministrazione, alcuni legati a coloro i quali hanno manifestato poco compiacimento rispetto alle scelte attuate dalla stessa, altri legati alla città.
La città di Cosenza oggi risulterebbe “attrattiva” e questo non potrebbe che far piacere a tutti, avversari e non, perché significherebbe un elemento di sviluppo e di crescita.

Ma così come abbiamo evidenziato sulla questione dei conti comunali, in tempi non sospetti e ancor prima dello tsunami Corte dei Conti, che non è oro tutto quel che luccica, oggi vogliamo riflettere sul concetto di attrattività.

A leggere i dati ISTAT sembrerebbe che non ci sia un riscontro nei numeri.

Tra il 2011 ed il 2018 il numero di residenti della città attrattiva (Cosenza) presenta un calo del -3,0% circa.
Chiaramente questo elemento può essere inserito nel discorso più generale del continuo fenomeno di abbandono da parte delle nuove generazioni di un territorio (il Mezzogiorno e la Calabria), definendo il calo assolutamente fisiologico e giustificabile da un fenomeno appunto comune.
Dunque perché non andare a leggere i dati, ad esempio, della città di Rende e poi della Provincia e della Regione?

Rende presenta un dato in controtendenza (tranne che per il 2018 in cui si registra un decremento rispetto all’anno precedente), ma ad ogni modo il saldo di periodo risulta positivo (una crescita del 5,6% circa)

A questo punto è il turno della Provincia di Cosenza, che torna a far registrare un saldo negativo (-1,1% circa) ma comunque risultato migliore di quanto registrato nella città capoluogo.

Per concludere la nostra analisi abbiamo preso in considerazione anche quanto accaduto sul territorio regionale e anche qui il dato è sì negativo ma migliore di quello della nostra città (decremento dello 0,6% anche se gli ultimi anni evidenziano un trend negativo più marcato).

Ebbene alla luce di quanto evidenziato, ci auguriamo un’attenzione diversa così come un cambiamento nell’approccio alle politiche che dovrebbero generare sviluppo. Solo così è possibile adoperarsi fattivamente al bene della città ed alla difesa della stessa rispetto ad una deriva che sembra oramai inesorabile.
Al momento collezioniamo saldi negativi e risultati con il segno meno davanti e c’è poco di cui andarne fieri.

Redazione Calabria 7

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