Cosenza, Società Neonatologia: assistenza al neonato problematica da affrontare

Il primo nato in Calabria

“La Società Italiana di Neonatologia ritiene la problematica dell’Assistenza al Neonato nelle Regioni del Sud una priorità e da affrontare con estrema urgenza e operatività”.

Lo si legge in una nota inviata oggi dalla stessa Società Italiana di Neonatologia e firmata dal referente regionale Gianfranco Scarpelli, direttore dell’Unità operativa complessa di Neonatologia e TIN dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza e presidente della Commissione Nazionale sulle problematiche neonatali nelle Regioni del Sud.

Lo si legge in una nota inviata oggi dalla stessa Società Italiana di Neonatologia e firmata dal referente regionale Gianfranco Scarpelli, direttore dell’Unità operativa complessa di Neonatologia e TIN dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza e presidente della Commissione Nazionale sulle problematiche neonatali nelle Regioni del Sud.

“La Calabria è stata la prima regione ad intervenire sui punti nascita con numero di parti inferiore a 500/anno disponendo la chiusura – si legge nella nota – negli anni dal 2011 al 2014, di ben  18 presidi nascita, passando da 31 a 13 Punti Nascita di cui solo 1 privato. Il trend di razionalizzazione è continuato anche nel 2019: 11 Punti Nascita a seguito della chiusura di Soverato e Cetraro. “n intervento di razionalizzazione necessario che  ha avuto come effetto un netto miglioramento delle cure neonatali”, si legge nel comunicato.

“I dati sui tassi di mortalità neonatale pur rimanendo in Calabria più alti, rispetto alle altre regioni d’Italia, hanno avuto negli ultimi anni un netto miglioramento. Il Tasso di Mortalità Neonatale in Calabria, – si precisa nella nota – attualmente è di 3,5 morti /1000 nati Vivi rispetto ai 2,5 morti /1000 nati vivi della media Italiana, mentre fino a pochi anni fa la Calabria era su Tassi del 5 Morti /1000 nati vivi”.

“La messa in sicurezza dei Punti Nascita fa parte integrante del Diritto alla nascita in sicurezza: è necessaria una sorveglianza continua della qualità dell’Assistenza anche sul piano Organizzativo e Gestionale. Ogni Punto Nascita – si legge ancora – deve essere in grado di affrontare situazioni di emergenza in attesa del trasferimento in un Centro di livello superiore. I Piani di Rientro della Spesa Sanitaria, finalizzati a ristabilire esclusivamente l’equilibrio Economico-Finanziario, e che hanno riguardato prevalentemente le Regioni del Sud hanno, – scrive Scarpelli – negli ultimi anni, aggravato la situazione assistenziale ed inevitabilmente le cure nell’Area Materno-Infantile.

Molti Punti nascita sono sprovvisti di attrezzature dedicate e il personale presente oltre ad essere in numero ridotto, spesso non è specializzato, idoneo e competente ad affrontare situazioni di emergenza in cui possono andare incontro madre e neonato. Certamente è urgente e necessario un piano di azione finalizzato al contrasto delle disuguaglianze in sanità – si precisa nella lunga nota -affinché anche la popolazione del sud abbia diritto ad essere adeguatamente curata”.

Il Piano di Azione dovrebbe focalizzarsi, secondo Scarpelli, su una riorganizzazione e monitoraggio di tutto il Percorso Nascita, su un Programma di Formazione, su operazioni di verifica, controllo e monitoraggio in tutti i Punti Nascita. “Non è più possibile continuare con le analisi del fenomeno, – scrive ancora Scarpelli – ma è inderogabile adottare alcune azioni fondamentali tra le quali la riorganizzazione della Rete Ospedaliera del Percorso Nascita e una razionalizzazione delle attività territoriali”. (redazione calabria7)

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