di Danilo Colacino – Cosa sia giusto e cosa invece sbagliato, noi tutti pensiamo di saperlo.
Soprattutto in una faccenda delicata e senza precedenti per l’Italia, in tempo di pace, vale a dire l’intero Paese dichiarato Zona Rossa dalla presidenza del Consiglio dei Ministri al fine di fronteggiare nel migliore dei modi l’emergenza Coronavirus.
Soprattutto in una faccenda delicata e senza precedenti per l’Italia, in tempo di pace, vale a dire l’intero Paese dichiarato Zona Rossa dalla presidenza del Consiglio dei Ministri al fine di fronteggiare nel migliore dei modi l’emergenza Coronavirus.
E conosciamo anche quanto sta accadendo a Catanzaro, ad esempio. Una città in cui un gruppo di ragazzi è stato ‘ritratto’ ieri mentre bighellonava in ora tardo serale o meglio notturna.
Una foto fatta circolare fra i soliti commenti social al vetriolo.
Strali lanciati all’indirizzo dei protagonisti dell’uscita, per così dire fuori ordinanza, quanto a quello dei genitori, considerata la presumibile giovanissimi età dei figli, per non aver rispettato – e fatto osservare – il divieto di ‘riunirsi’.
Questi ragazzi, lo affermiamo a chiare note, non hanno – assai verosimilmente, per la verità – un’impellenza per stare dove sono e si capisce la volontà di vedersi, magari anche per un momento di ‘inutile guasconeria’.
Ma è proprio il punto del nostro ragionamento, più o meno provocatorio ovvero condivisibile, naturalmente: aver proclamato la cosiddetta Red Zone non significa che ci sia ancora una sorta di coprifuoco, poiché almeno per adesso la limitazione della circolazione delle merci e delle persone ha un certo, ben definito e limitato, carattere.
Un crisma che non è ancora quello, però, del divieto di stare in strada a qualsiasi orario del giorno e della notte. A parte che nella fattispecie si tratta di un gruppetto assai sparuto, formato da circa quattro o cinque unità, e non di un assembramento.
Ma ci chiediamo, per quanto sconveniente e forse persino sconsiderato sia il comportamento dei soggetti in questione, come si faccia a invocare l’intervento delle forze dell’ordine.
Che dovrebbero intervenire, magari identificare le persone trovate in strada, e poi?
Ricordiamo a tutti che, almeno attualmente, non esiste alcun coprifuoco – o provvedimento di simile natura – e i giovani in questione non sono all’interno di un locale aperto al pubblico bensì al contrario a zonzo su una via pubblica (si prega di far caso alla differenza giuridica fra posto aperto al pubblico: il primo e luogo pubblico: il secondo).
Ribadiamo, tuttavia, che non è nostra intenzione giustificare comportamenti leggeri o peggio ancora avventati e potenzialmente rischiosi.
Ma, attenzione, considerato che il prossimo passo potrebbe appunto essere costituito dal divieto di muoversi liberamente come in guerra.
Un obbligo imposto con forze dell’ordine ed esercito da cui non si ‘scappa’.
Altra cosa è la rigida osservanza di tutte le prescrizioni imposte dalla crisi sanitaria in atto. Dio non voglia, però, che venga proclamato lo stato d’emergenza nazionale con una sorta di connessa ‘legge marziale’ (che, è bene precisarlo, in Italia ha crismi assai differenti rispetto all’accezione corrente).
Perché da lì, e chissà per quanto, non si torna indietro alla svelta. Certo, sembra un’esagerazione.
Ma chi avrebbe detto solo un mese fa in che stato ci saremmo ritrovati alla fine della prima decade di marzo.
Sì alla prevenzione, dunque, però no alla caccia alle streghe.