Il premier Mario Draghi ha firmato il Dpcm con le modalità di verifica del possesso delle certificazioni verdi in ambito lavorativo dal 15 ottobre. La misura sarà in vigore fino al 31 dicembre 2021. L’obbligo arriva quando i vaccinati sono arrivati a quota 46.000.000 sui 54 milioni di italiani che hanno più di 12 anni e quindi si può tranquillamente dire che la grande maggioranza dei cittadini già dispongono del documento sul proprio telefonino oppure in forma cartacea. La mancanza del pass non comporta il licenziamento, ma chi non ce l’ha dovrà essere allontanato dal posto di lavoro e ciascun giorno di mancato servizio conterà come una assenza ingiustificata: niente contributi e calcolo di giorni di ferie.
Nessun controllo anticipato
Nessun controllo anticipato
I datori di lavoro, sia pubblici sia privati, potranno chiedere in anticipo la verifica del Green Pass in base alle esigenze organizzative, ad esempio per le attività su turni. Salta dal testo finale del Dpcm con le linee guida sulle verifiche del green pass sul lavoro, pubblicato sul sito di Palazzo Chigi, la previsione del limite di 48 ore di anticipo entro cui chiedere la verifica del certificato. Nei giorni scorsi la norma prevedeva la possibilità per i datori di lavoro di controllare anche in anticipo il Green Pass, ma non più di 48 prima dall’orario di entrata in servizio del lavoratore o della lavoratrice.
Smart working
La ormai nota certificazione verde, il cosiddetto Green Pass, è necessario anche per i lavoratori che in smart working. Se non viene presentato, infatti, il datore di lavoro può sospendere il dipendente che lavora da remoto.