(G. C.) La crisi sanitaria che ha travolto il mondo a causa del nuovo Coronavirus ha scatenato una crisi economica senza precedenti, forse la più complessa dal primo dopo guerra ad oggi.
Il virus, entrando di fatto nel tessuto sociale ha influenzato, in relazione alle limitazioni imposte dai Governi interessati, i consumi, riducendoli di fatto all’essenziale.
Il virus, entrando di fatto nel tessuto sociale ha influenzato, in relazione alle limitazioni imposte dai Governi interessati, i consumi, riducendoli di fatto all’essenziale.
Un’ ecatombe economica che ha colpito direttamente migliaia di aziende, artigiani, commercianti, professionisti del nostro stivale.
L’ interruzione degli scambi ha quasi azzerato il flusso di cassa gettando nel baratro le Pmi.
Nonostante, gli interventi della Bce e dei governi che prontamente hanno sia varato immissione di liquidità prima e decreti su misura dopo, il mondo imprenditoriale si interroga sull’ efficacia degli stessi.
Generare nuovo debito per far fronte ai mancati introiti provocati dal lockdown è la soluzione ?
Domanda a cui è difficile rispondere, sicuramente lo strumento messo in campo, seppur discutibile nelle sue forme e modalità se ben utilizzato può, essere di grande aiuto in un momento difficile di scarsa liquidità .
Bensì, sempre di prestiti si tratta e dovranno in ogni caso essere sempre restituiti, nonostante la garanzia prestata dallo Stato.
Ma il decreto, così come qualsiasi strumento messo in campo in questo ultimo periodo dai vari enti pubblici rischia di rivelarsi una corsa ad ostacoli tra meriti creditizi, requisiti stringenti, rating, regolarità contributive ecc…
In poche parole, la burocrazia, rischia di far collassare definitivamente il nostro sistema imprese, già messo duramente alla prova in questi anni, dove la tanto decantata “semplificazione” la si trova solo ed esclusivamente nel libro delle fisbe delle campagne elettorali di pseudo movimenti e pseudo partiti politici.
Ed è così che si concretizza palesemente uno Stato che mostra i suoi muscoli con i deboli e riempie di privilegi i suoi carnefici.
Uno status quo che oggi viene a galla per “meriti” del Covid-19, il quale ha spazzato via le certezze dove queste erano ben salde, e amplificato la disperazione in quel tessuto sociale già pesantemente colpito prima della crisi.
Ma in assenza di un intervento legislativo che preveda forme di indennizzo per il severo lockdown imposto, quanto inciderà negativamente la burocrazia e i parametri stringenti per accedere ai “benefici” previsti dal decreto liquidità e dalle iniziative messe in campo dagli enti territoriali ?
Difficile dare risposte certe, sicuramente le misure messe in campo dal decreto liquidità e le lungaggini, dovute anche alla grande platea di potenziali beneficiari, oltre che alla burocrazia prevista dalla legge farà si che la liquidità almeno per i prestiti sopra i 25 mila euro non siano immediati, ma v’è di più, in alcuni casi le risorse stanziate da enti collaterali alle imprese stesse, hanno, attraverso i requisiti di partecipazione ridotto notevolmente nei fatti la platea dei potenziali aventi diritto, escludendo dalla partecipazione effettivamente chi ha bisogno e urgenza di liquidità.
Uno scenario inquietante, poiché, i più forti si rafforzeranno sempre di più e i più deboli saranno costretti a capitolare.
L’ auspicio è che le tanto decantate misure salva imprese siano utili a preservare il tessuto economico del paese nel medio – lungo periodo e non si rivelino dei veri e propri funerali nel breve periodo.