In scena a Vibo Valentia un venerdì quaresimale di preghiera. Quello vissuto nella chiesa di Santa Maria degli Angeli è stato un momento così intenso che ogni partecipante ha rivissuto il suo Calvario. Purtroppo in questa vita ogni singolo uomo è quasi obbligato a percorrere la sua Via Crucis. Deve, imperativo categorico, prendere la sua Croce e seguire il Cristo nel suo percorso verso il monte “Tabor” dove le sue carni, prima di essere appese ad un legno ruvido, sono state trafitte da chiodi e lance crudeli. Ogni creatura di Dio se vuole risorgere, obbligatoriamente, deve compiere questo percorso che porta alla morte. Senza questo dolore estremo nessuno umano può assaporare la resurrezione. La vita eterna, che rappresenta la ricompensa finale.
La rappresentazione plastica del “dolore”
Venerdì sera, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, davanti al Cristo piagato e imbrattato di sangue, un’umanità silenziosa ha partecipato alla rappresentazione plastica del “dolore”. In preghiera, percorrendo idealmente le quattordici stazioni della Via Dolorosa, decine di fedeli hanno voluto accompagnare il Figlio di Dio nel suo sacrificio estremo. A rappresentare in musica e poesia quella pagina salvifica della storia dell’umanità, il coro polifonico “Don Giosuè Macrì” di Tropea che ha strappato lacrime e commozione ai tanti partecipanti.
Tra una riflessione (uscita dal cuore del Beato don Francesco Mottola) e un canto si è consumato il dramma per antonomasia del Messia che a distanza di duemila anni continua ad interrogare le coscienze di miliardi di uomini. Venerdì ai fedeli presenti alla Via Crucis è arrivata una lezione d’amore dritta al cuore. Una lezione che deve spingerci ad amare gli altri. Con la stessa intensità che ci ha messo Cristo per regalarci il dono della Vita Eterna. Hanno strappato lacrime di commozione la voce solista Claudia Andolfi e l’ensemble strumentale composta da Francesca Laganà (flauto), Fabio Angiò (clarinetto) e Giuseppe Marcianò (organo). Direttore artistico Vincenzo Laganà. Musiche e testi poetici portano la firma di Don Giosuè Macrì e del Beato Don Francesco Mottola. Lettore Paolo Ceraso.