di Mario Meliadò – Giuseppe Valarioti, quarant’anni dopo. Non una semplice ricorrenza: quella che ha compiutamente snodo l’11 giugno 2020 è un’ode alla Memoria, alla necessità di non dimenticare cose e soprattutto persone, eventi che hanno inciso sulla vita di un’intera comunità.
Nato in una modesta famiglia d’agricoltori di Rosarno, Valarioti si laureò in Lettere classiche e contribuì agli scavi archeologici dell’antica Medma (Rosarno, appunto), ma soprattutto nella metà degli anni Settanta s’iscrisse al Partito comunista, diventando rapidamente consigliere comunale rosarnese del Pci e segretario della locale sezione del partito.
Nato in una modesta famiglia d’agricoltori di Rosarno, Valarioti si laureò in Lettere classiche e contribuì agli scavi archeologici dell’antica Medma (Rosarno, appunto), ma soprattutto nella metà degli anni Settanta s’iscrisse al Partito comunista, diventando rapidamente consigliere comunale rosarnese del Pci e segretario della locale sezione del partito.
Era la notte tra il 10 e l’11 giugno del 1980 quando, poche ore dopo una storica tornata amministrativa con cui la gente di Rosarno tributava fiducia ai comunisti, strenui oppositori della tracotanza della criminalità organizzata locale, secondo quanto rivelato dal “pentito” Pino Scriva i clan Pesce e Piromalli fecero “giustiziare” il politico scomodo che voleva far luce sugli illeciti nel comparto agrumicoltura&trasformazione: malgrado le circostanziate dichiarazioni dell’ex ‘ndranghetista rosarnese, il processo imbastito vede il capobastone Peppe Pesce assolto in primo grado e poi pure in appello.
Un fatto di sangue clamoroso ai danni di un innocente, coraggioso uomo politico («Se non lo facciamo noi, chi deve farlo?», l’interrogativo che si poneva e poneva in continuazione ai compagni di partito, specie in tema di lotta alle ‘ndrine), quello perpetrato l’11 giugno 1980, che però a distanza di 8 lustri rimane senza Giustizia, al punto che nel 2011 fu creato un Comitato per chiedere la riapertura delle indagini e l’accertamento della verità storica dei fatti. Com’ebbe a dire lo storico ex sindaco di Rosarno ed ex parlamentare Peppino Lavorato in occasione del trentennale dell’omicidio Valarioti, «Peppe vive nella lotta per gli ideali di libertà e giustizia per i quali sacrificò la sua giovane esistenza».
«Peppe Valarioti è stato ucciso / Basta guardarvi / per trovare / ridicolo il tutto», ebbe a scrivere in versi appassionati Carmela Ferro, scrivendo liriche in cui paragonava l’omicidio Valarioti all’uccisione di Abele da parte del fratello Caino: «Si ripete oggi e sempre / quel delitto: / si uccide il fratello / sulle vie del tacere…».
Queste ore saranno interamente dedicate alla rivalutazione della figura di Peppe Valarioti, rimasta ampiamente in ombra rispetto alla lucidità della sua azione politica e alla limpidezza del suo sacrificio.
In particolare, sarà ristampato a distanza di dieci anni il felice libro dei giornalisti e scrittori Danilo Chirico e Alessio Magro “Il Caso Valarioti – Rosarno 1980: così la ‘ndrangheta uccise un politico (onesto) e diventò padrona della Calabria” che, forte di una nuova copertina firmata da Mauro Biani e di un nuovo sottotitolo – «L’omicidio di un uomo, l’inesorabile ascesa della ‘ndrangheta –, include un’intervista sul tema al “guru” dei cronisti italiani, Giorgio Bocca.
Alle 12 di giovedì 11 giugno, sulla pagina Facebook del Museo archeologico Metauròs (in atto, chiuso al pubblico) situato a Gioia Tauro, all’interno di Palazzo Baldari, su proposta delle associazioni Stopndrangheta.it e Artemide e in collaborazione col Comune tirrenico il “Metauròs” intitolerà alla memoria di Valarioti la sua saletta conferenze, per ricordarne la figura, la passione per l’arte e archeologia e la profonda convinzione del politico medmeo «che la cultura fosse l’unico strumento per contrastare la ‘ndrangheta e offrire ai giovani un’alternativa». Una cerimonia “virtuale” cui saranno variamente presenti Francesca, Angela e Teresa Valarioti – sorelle di Giuseppe –, Lavorato, Chirico e Magro.
Nella medesima ottica, venerdì 19 giugno sarà sottoscritto e illustrato in un’apposita conferenza stampa il protocollo d’intesa tra Amministrazione comunale di Gioia Tauro, Filcams-Cgil regionale e associazione “daSud” per la realizzazione del progetto “Casa Valarioti”, «per dare un senso alla memoria e continuare a condividere un impegno: lottare per l’emancipazione e il riscatto della Calabria nel solco del lavoro onesto e della legalità».