Madonna dello Scoglio di Placanica, cronaca di una “giornata particolare”

di Danilo Colacino – La Madonna dello Scoglio, un luogo sacro immerso nella natura brulla della fascia ionica reggina dove fede e speranza s’incontrano in un potente connubio che ha l’ardire di sfidare addirittura la morte. Ecco perché la cronaca di un sabato liturgico è quella di…una giornata particolare, mutuando l’immenso Ettore Scola. Già, perché quando dalla famigerata Statale 106 ci si inerpica per salire a Placanica – nel cui territorio il Divino ha deciso di manifestarsi al profano esattamente 51 anni fa – si respira un’aria strana. Bastano appena una manciata di chilometri, infatti, per immergersi in una specie di bolla spaziotemporale in cui ci si sente in pace malgrado intorno si inizi a toccare con mano il dolore. Il più terribile, provocato da malattia e sofferenza.

L’imponenza e la solennità dal santuario. Spunta da lontano, per la sua maestosità malgrado sia tutto fuorché sfarzoso, il santuario. Imponente e solenne, capace di incutere soggezione. Soprattutto quand’è illuminato, la sera e la notte. Chi lo ha ‘creato’ è un sant’uomo, il 69enne Fratel Cosimo, al secolo Cosimo Fragomeni a cui a 18 anni, l’11 maggio del 1968, su un grosso masso incastonato nel terreno appare la Sacra Vergine. Un fatto che come ovvio gli stravolge letteralmente la vita, tramutandolo in un religioso da lavoratore dei campi qual è fino a quel momento. L’apparizione mariana gli dona talenti speciali e in particolare una fama che va ben oltre i confini regionali e nazionali. Da lui si recano a migliaia (nel 90% dei casi per questioni inerenti alla salute), cercando di incontrarlo il mercoledì e il sabato pomeriggio. Il mistico ha una parola buona per tutti, dispensando preghiere e benedizioni, ma non false speranze. Agli interlocutori riporta con dolcezza, ma in maniera ferma, quanto la Vergine gli ‘suggerisce’. È il motivo per cui in tanti – per delusione o emozione – escono in lacrime dalla sua stanza. Come successo ieri, in cui al termine delle udienze private ha guidato la processione e detto messa, benedicendo i fedeli.

L’imponenza e la solennità dal santuario. Spunta da lontano, per la sua maestosità malgrado sia tutto fuorché sfarzoso, il santuario. Imponente e solenne, capace di incutere soggezione. Soprattutto quand’è illuminato, la sera e la notte. Chi lo ha ‘creato’ è un sant’uomo, il 69enne Fratel Cosimo, al secolo Cosimo Fragomeni a cui a 18 anni, l’11 maggio del 1968, su un grosso masso incastonato nel terreno appare la Sacra Vergine. Un fatto che come ovvio gli stravolge letteralmente la vita, tramutandolo in un religioso da lavoratore dei campi qual è fino a quel momento. L’apparizione mariana gli dona talenti speciali e in particolare una fama che va ben oltre i confini regionali e nazionali. Da lui si recano a migliaia (nel 90% dei casi per questioni inerenti alla salute), cercando di incontrarlo il mercoledì e il sabato pomeriggio. Il mistico ha una parola buona per tutti, dispensando preghiere e benedizioni, ma non false speranze. Agli interlocutori riporta con dolcezza, ma in maniera ferma, quanto la Vergine gli ‘suggerisce’. È il motivo per cui in tanti – per delusione o emozione – escono in lacrime dalla sua stanza. Come successo ieri, in cui al termine delle udienze private ha guidato la processione e detto messa, benedicendo i fedeli.

L’appello relativo a quanti devono vedere Fratel Cosimo rompono il silenzio del complesso religioso. Placanica è un insieme di cose che lasciano senza fiato. I segni di un pellegrinaggio senza sosta – in particolare ogni primo sabato del mese, quando si tengono le cosiddette messe delle guarigioni; durante le feste comandate, con le varie celebrazioni rituali, e nella ricorrenza dell’apparizione di oltre mezzo secolo fa con la canonica processione – sono evidenti già da ‘lontano’. Le due strade di campagna che dai lati Nord e Sud conducono al luogo di preghiera e la spianata antistante al complesso sono pieni di mezzi in sosta: decine di pullman e talvolta centinaia di auto. Dietro spazio alle bancarelle, in cui si vendono immaginette e ogni genere di ricordino a sfondo religioso, e il bar. Davanti invece ecco l’inizio del ‘serpentone’ di transenne che tracciano un percorso da cui si accede, a destra, ai negozi con gli oggetti benedetti; la postazione di primo soccorso e i servizi igienici, mentre, a sinistra, si giunge nel fulcro del santuario. Ed è lì che si ascolta la giaculatoria dei nomi e delle località di provenienza di quanti fanno la fila per rivolgere al mistico l’istanza di una grazia. Genti e città di provenienza della Calabria, dell’Italia, della Germania e perfino del Nord America. Sarà per questo che c’è una specie di megaterrazzo con molte bandiere del mondo. Un modo per dare il benvenuto a chiunque. A riguardo, proprio 24 ore fa, bastava farsi un giro per sentire non solo i classici spagnoli, inglesi, francesi e tedeschi, ma anche estoni, russi e slavi.

La statua della Madonnina, la cappelletta e i bigliettini, con le dediche raccolti per poi essere bruciati. L’impatto con il santuario è forte, molto forte, perché magari non c’è il tempo di acclimatarsi, per così dire, che già si vede qualche signora con il turbante in testa, essendo in chemio o radioterapia, o un giovane sulla sedia a rotelle ovvero gente ‘identificata’ come posseduta da Satana. Tutti, però, si prostrano per come possono alle inferriate davanti alla statua della Madre Santa. A seguire, invece, la tappa è alla cappelletta e infine giù nella chiesa piccolina dove scrivono un bigliettino con una dedica ai loro defunti che successivamente sarà bruciato dai noti volontari di Placanica. Il riferimento è ai tanti ‘servitori’ in pettorina blu, assolutamente intransigenti sul vietare l’uso dei telefonini o gli ingressi con le videocamere e le macchine fotografiche ovvero in abbigliamento inappropriato, nelle aree limitrofe ai luoghi consacrati.

Lo scoglio con le foto dei familiari scomparsi dei devoti e il chiaro messaggio a pochi metri dalla chiesa grande. Se si visita la parte inferiore dello scoglio, si rimane a bocca aperta: fotografie, dediche, cerchietti e laccetti fermacapelli, mazzi di fiori e addirittura qualche indumento personale, di sicuro appartenuti a ragazzi e ragazze andati via troppo presto e forse per questo affidati da genitori, fratelli e parenti, al Cuore Immacolato di Maria. Un monito emblematico, qui sintetizzato, scritto su un cartello in bella mostra che avverte: “Se l’uomo non si pentirà e allontanerà dal peccato, non potrà essere accolto da Dio nella Sua Casa”. Un messaggio in piena concordia con l’omelia di ieri che recitava: “Si deve perdonare, mai pensando di essere autosufficienti”.

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