La stagione balneare potrebbe essere compromessa anche quest’anno in molti tratti della costa calabrese. E’ il grido di allarme di centinaia di imprenditori turistici che operano sul tratto di costa compreso tra i comuni di Praia a Mare e Pellaro. Dalla provincia di Cosenza fino a quella di Reggio Calabria la situazione è drammatica. A denunciarlo, ogni anno, sono non solo gli esperti di Legambiente e Goletta Verde, ma anche gli stessi turisti che per giorni nei mesi di luglio e agosto sono costretti a scappare per le condizioni di inquinamento fognario in cui si trovano lunghi tratti di costa.
L’anno “horribilis” della Costa degli Dei
L’estate 2023 per il litorale calabrese è stato un anno “horribilis”. In particolare sulla Costa degli Dei dove i liquami in alcuni comuni (Pizzo in primis) arrivavano direttamente a mare per il cattivo funzionamento del depuratori e delle stazioni di sollevamento . Nei comuni di Pizzo, Briatico, Ricadi (località Torre Ruffa) e Nicotera le proteste degli operatori balneari non hanno sortito alcun sostanziale cambiamento visto che i depuratori sono rimasti gli stessi. Tranne qualche rara eccezione. A questa défaillance si aggiungono il cattivo funzionamento delle stazioni di sollevamento e la mancata pulizia dei torrenti che sfociano a mare trascinando di tutto e di più.
L’operazione “Scirocco” e la maladepurazione
Non c’è tratto di costa calabrese, infatti, che non è attraversato da questi pericolosi fiumiciattoli che lungo il loro percorso raccolgono scarichi fognari abusivi non solo dagli agglomerati urbani sprovvisti di impianti depurativi ma anche da decine di aziende zootecniche che operano fuori dalle regole. L’ultima operazione della Dda di Catanzaro “Scirocco” si spera possa insegnare qualcosa agli amministratori e ai manager delle aziende che gestiscono l’intero sistema depurativo calabrese. Dei circa 539 depuratori presenti sul territorio regionale almeno 1 su 4 è obsoleto e malfunzionante. A questo disastro si aggiunge il degrado assoluto in cui si trovano le stazioni di sollevamento. Di fronte a questa situazione che accomuna anche decine di comuni della fascia costiera Ionica viene spontaneo domandarsi cosa sia cambiato dal 2010 ad oggi.
Il dossier Mare monstrum e l’abusivismo edilizio
Chi non ricorda il dossier di Legambiente “Mare monstrum”. Quel memorabile report descriveva l’inferno del litorale calabrese sfregiato dall’abusivismo edilizio, dal cemento, dall’inquinamento fognario e dal l’erosione costiera che avanza cancellando dalle mappe geografiche chilometri di arenile. Oggi riaccendiamo le telecamere sui litorali di Lamezia Terme, Gizzeria, Falerna, Nocera Terinese, Campora San Giovanni, Amantea, Belvedere Marittima e Cetraro. Su questo lungo tratto di litorale il cemento selvaggio, l’inquinamento da liquami fognari e l’erosione costiera hanno messo in ginocchio l’industria turistica. Il presidente Roberto Occhiuto e le Procure di Lamezia Terme, Catanzaro e Cosenza devono affilare le armi per contrastare adeguatamente tutti coloro che stanno sfregiando deliberatamente una delle poche risorse economiche che porta ricchezza e lavoro alla Calabria.
I segni della devastazione ambientale sulla Statale 18
Percorrendo la Statale 18 nel lungo tratto lametino e cosentino i segni della devastazione ambientale non li vede chi volutamente si gira dall’altra parte. Oltre all’inquinamento da liquami è ben visibile lo sfregio arrecato nel corso degli anni alla spiaggia dall’abusivismo edilizio. Statale 18 e ferrovia, in diversi tratti, sono a rischio crollo per le l’erosione costiera. Se non si interviene immediatamente si corre il rischio di rimanere senza collegamenti viari e ferroviari. Lo stesso governatore ha più volte detto e ribadito che i soldi ci sono. Allora perché non spenderli immediatamente?
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