Si riparte da zero per potenziare il sistema depurativo calabrese che fa acqua da tutte le parti. Due anni fa un alto dirigente regionale sosteneva che il ciclo depurativo calabrese era all’anno zero nonostante la Regione avesse speso una montagna di denaro pubblico. Per la precisione l’Ente, negli ultimi 15 anni, avrebbe speso circa un miliardo e mezzo di euro per avere circa 539 depuratori in gran parte obsoleti e malfunzionanti.
Uno su quattro di questi impianti andrebbe sostituito di sana pianta. Gli altri invece andrebbero potenziati utilizzando tecnologie di ultima generazione. Nonostante l’impegno e le rassicurazioni del governatore Roberto Occhiuto ci vorranno almeno dieci anni per voltare pagina.
Per cambiare l’attuale sistema depurativo occorrono progetti innovativi che ancora sono in via di programmazione. Per dare una mano alla governance regionale è scesa in campo la Commissione nazionale per la depurazione guidata dal presidente Fabio Fatuzzo e dai sub commissari Tonino Daffinà e Salvatore Cordaro.
“Spendere in sicurezza, tenendo lontana la mafia”
Responsabile per la Calabria è Tonino Daffinà, il quale ha assicurato ai nostri microfoni che sul territorio regionale sono già state individuate delle priorità i cui progetti (ancora pochi) sono in via di affidamento. Il sub commissario ha ricordato che in questo primo gruppo di interventi è inserita anche la provincia di Vibo Valentia dove verranno attuati alcuni progetti che prevedono la realizzazione di nuove piattaforme e il completamento di alcuni impianti consortili già realizzati e mai entrati in funzione perché non collettati alle condotte fognarie di grossi Centri costieri.
Nel vibonese va ricordato che ci sono 6 comuni sprovvisti di depuratori e ben 25 senza autorizzazione allo scarico perché fuorilegge. Si spera che i finanziamenti che arriveranno sul territorio vibonese vengano spesi correttamente dalle amministrazioni locali che non sempre hanno brillato per trasparenza e legalità.
L’operazione della Dda “Scirocco” si spera possa insegnare qualcosa a sindaci e manager di aziende che gestiscono il sistema produttivo.
Se i soldi verranno nuovamente depredati da imprenditori corrotti allora occorrerà far intervenire l’esercito per far costruire nuovi impianti. Il sub commissario Daffinà, pur conoscendo i rischi a cui si va incontro per riscrivere una pagina nuova sul fronte della depurazione, ha sottolineato che per salvaguardare l’ecosistema marino bisogna investire nuove risorse economiche che potrebbero far gola alla criminalità organizzata. Il presidente della commissione Fatuzzo e i due sub commissari Daffinà e Cordaro sono fermamente convinti che i soldi si devono spendere in sicurezza tenendo lontano le aziende vicine alle consorterie mafiose.