Naufragio a Cutro, la testimonianza di un superstite: “Scafisti tolsero cellulari ai migranti” 

"I primi giorni - racconta un profugo - abbiamo viaggiato al buio, vedevamo la luce da un buco nel soffitto per capire se fosse giorno o notte"
naufragio migranti cutro

Gli scafisti del caicco naufragato a Steccato di Cutro – in provincia di Cutro – con 94 vittime accertate, avevano preso ai migranti i cellulari al momento dell’imbarco e li avevano poi restituiti senza scheda. A dirlo uno dei superstiti nell’incidente probatorio in corso a Crotone. “Non potevamo chiamare e non c’era neppure la linea per chiedere soccorso” ha detto in aula. Nel corso dell’udienza, uno dei testi ha ripercorso le tappe del viaggio. “I primi giorni – ha detto Muhammad Shah, pakistano di 26 anni – abbiamo viaggiato al buio, vedevamo la luce da un buco nel soffitto e capivamo se era giorno o notte. Solo dopo tre giorni i capitani ci hanno dato il permesso di salire in coperta”.

Dei quattro presunti scafisti due, il turco Sami Fuat di 50 anni, e il pakistano Khalid Arslan di 25 anni, erano presenti in aula; collegato dal carcere di Tolmezzo (Udine) c’era Gun Ufuk, il turco di 28 anni arrestato in Austria ed estradato il 28 aprile scorso in Italia. Assente invece il quarto indagato, Hafab Hussnain 21 anni pakistano (che era stato inizialmente indicato come minorenne) che non ha preso parte all’udienza.

Dei quattro presunti scafisti due, il turco Sami Fuat di 50 anni, e il pakistano Khalid Arslan di 25 anni, erano presenti in aula; collegato dal carcere di Tolmezzo (Udine) c’era Gun Ufuk, il turco di 28 anni arrestato in Austria ed estradato il 28 aprile scorso in Italia. Assente invece il quarto indagato, Hafab Hussnain 21 anni pakistano (che era stato inizialmente indicato come minorenne) che non ha preso parte all’udienza.

La testimonianza

La testimonianza di Shah, insieme a quella di Rehman Khalil, 23 anni pakistano (entrambi assistiti dall’avvocato Francesco Sicilia), è servita a ribadire le varie fasi del viaggio. I due testimoni hanno confermato al pm Pasquale Festa, che l’organizzatore del viaggio è stato un pakistano che loro conoscono come Ali Hassan. Rehmam ha riconosciuto tra gli indagati solo Sami Fuat come componente dell’equipaggio. Fuat e Ufuk sono stati riconosciuti come componenti dell’equipaggio da Muhammad Shah: Il giovane ha anche indicato un quinto scafista che si occupava del timone: si tratta di un siriano che è deceduto nel naufragio. Entrambi i testi hanno ribadito il ruolo di traduttori dei due pakistani indagati spiegando che Arslan e Hussnain “mangiavano e dormivano con i viaggiatori” e “quando abbiamo scoperto dopo qualche giorno dalla partenza della barca che parlavano turco gli abbiamo chiesto di fare da traduttori con i capitani e quindi i capitani li hanno fatti restare sopra per portare nostre richieste”

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